Dalla partenza del mercato Extra MOT PRO di Borsa Italiana, nel marzo 2103, al 17 ottobre scorso (data di completamento dello studio) sono state portate 87 emissioni da parte di 71 emittenti non quotati, sostanzialmente tutti “first issuers”, per un controvalore complessivo di circa 4,3 miliardi di Euro.
È questo un risultato già significativo ma ancora ben poca cosa se si pensa che in Italia, sulla base dell’edizione 2014 dello studio realizzato da CRIF Rating Agency, sono almeno 7.892 le società di capitali con i requisiti che potrebbero potenzialmente consentire loro di accedere al mercato dei mini-bond e, più in generale, delle obbligazioni, con la possibilità di raccogliere risorse integrative o complementari al credito bancario per sostenere i propri progetti di sviluppo.
Si tratta, nello specifico, di società di capitali con un fatturato di almeno 10 milioni di Euro , EBITDA sempre positivo negli ultimi 3 anni e pari ad almeno il 7% del fatturato nell’ultimo esercizio, una leva finanziaria (intesa come rapporto tra debiti finanziari e patrimonio netto) non superiore a 3 e un rapporto tra posizione finanziaria netta e EBITDA non superiore a 4. Del resto queste sono le caratteristiche che tipicamente vengono identificate come necessarie, anche se non sufficienti (in quanto poi sarà necessario andare ad analizzare caso per caso le imprese, per valutarne ad esempio i piani industriali e i progetti di sviluppo o di investimenti), per poter accedere al mercato obbligazionario . Il 2014 è stato l’anno delle nuove misure introdotte dal MISE e dal MEF per dare ulteriore spinta ai mercati obbligazionari ma, soprattutto, è stato l’anno in cui si è registrata un’accelerazione nella diffusione dei mini-bond grazie in particolare all’avvio dell’operatività dei primi fondi specializzati in emissioni di importo unitario medio-piccolo, tanto che le emissioni al di sotto dei 30 milioni di Euro sono state fino ad oggi 58 (comprese anche alcune cambiali finanziarie di piccolo importo), per un controvalore complessivo pari a circa 480 milioni di Euro.
“L’analisi che abbiamo realizzato non ha la pretesa di essere esaustiva ma solo di fornire una stima del potenziale di mercato dei mini-bond – commenta Francesco Grande, Direttore Marketing & Business Development di CRIF Rating Agency -. Una nuova asset class, questa, che si va configurando sempre più come sostitutiva, o comunque alternativa, al credito bancario industriale a medio termine, quindi adatta ad imprese che intendono finanziare progetti di sviluppo aziendale capaci di generare flussi di cassa aggiuntivi”.