Sei lavoratori italiani su dieci preferiscono essere premiati dall’azienda con servizi di welfare (polizze sanitarie, previdenza integrativa o convenzioni per gli asili nido) piuttosto che con aumenti di stipendio.
È quanto emerge dal primo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale: “di fronte alla possibilità di trasformare quote premiali della retribuzione in prestazioni di welfare, il 58,7% dei lavoratori si dice favorevole, il 23,5% è contrario e il 17,8% non ha una opinione in merito”, si legge nella sintesi del rapporto che rileva come “solo il 17,9% dei lavoratori italiani ha una conoscenza precisa di cos’è il welfare aziendale”.
Favorevoli al welfare aziendale soprattutto i dirigenti, i laureati e gli occupati con redditi elevati, meno consenso tra operai e lavoratori con stipendi bassi, alle prese con una “fame” arretrata di reddito (+178% di famiglie operaie in povertà assoluta tra il 2008 e il 2016): il sostegno al welfare aziendale diminuisce al decrescere dei redditi dei lavoratori
Tra le prestazioni di welfare aziendale maggiormente desiderate dai lavoratori ci sono quelle relative alla sanità (indicate dal 53,8% degli occupati), quelle relative alla previdenza integrativa (33,3%), poi i buoni pasto e la mensa aziendale (31,5%), il trasporto da casa al lavoro (ad esempio, l’abbonamento per i trasporti pubblici: 23,9%), buoni acquisto e convenzioni con negozi (21,3%), l’asilo nido, i centri vacanze, i rimborsi per le spese scolastiche dei figli (20,5%).
Le prestazioni di welfare propriamente intese, dalla sanità alla previdenza, vincono su quelle finalizzate all’integrazione del reddito, mentre la presenza di figli minori in famiglia porta ad apprezzare di più le prestazioni per l’infanzia e i servizi rivolti alla genitorialità, nella convinzione che il welfare aziendale possa colmare i buchi del sistema di welfare pubblico.
Oggi il decollo del welfare aziendale è più annunciato che reale, ma in prospettiva potrà dare un grande contributo al benessere dei lavoratori.
A regime si può stimare in 21 miliardi di euro il valore potenziale complessivo delle prestazioni e dei servizi di welfare aziendale, se questi strumenti fossero garantiti a tutti i lavoratori del settore privato: un valore pari a quasi una mensilità di stipendio in più all’anno per lavoratore.
Perciò è indispensabile che il welfare aziendale sia promosso come un pilastro aggiuntivo del più generale sistema di welfare italiano e non venga percepito come un premio che avvantaggia soprattutto i livelli occupazionali più alti.