
I giovani nati tra gli anni '80 e il 2000 si stanno guadagnando l’attenzione dei datori di lavoro di tutto il mondo. Intraprendenti, curiosi e digital addicted: ecco alcune delle caratteristiche che stanno convincendo grandi aziende e imprenditori ad assumerli. Una tendenza che sta emergendo anche in Italia con alcuni esempi virtuosi.
Estremamente ambiziosi, prediligono posti di lavoro che favoriscono possibilità di carriera, crescita personale e qualità di vita, perennemente immersi nei social media. È questo l’identikit della Generazione Y, ovvero i giovani “Millennials”. Un esercito di giovani titolati e motivati, che oltreoceano sta riscuotendo sempre più successo ai colloqui di lavoro: basti pensare che negli Stati Uniti, come riportato da Forbes, i Millennials nel 2020 rappresenteranno ben il 51% del totale della forza lavoro. Una cifra che si scontra con la triste realtà italiana dove, secondo i dati ISTAT 2016, gli occupati tra i 15 e i 34 anni sono 5 milioni, ovvero circa il 22% della forza lavoro totale, con una disoccupazione giovanile superiore al 34%.
La situazione sta però lentamente cambiando anche da noi: alcune aziende virtuose stanno infatti iniziando a scommettere su di loro. Luxottica, FourStars, Movym, Tanaza e Fluidmesh, sono solo alcune delle imprese che stanno scommettendo sui giovani.
Un’attrattiva che deriva anche dalla spiccata capacità di comunicare attraverso i social network.È quanto emerge da uno studio condotto su oltre 60 testate internazionali da Espresso Communication per FourStars, nella quale è stato coinvolto anche un panel di 20 imprenditori italiani, per comprendere le ragioni dell’espansione del trend mondiale delle assunzioni di Millennials e se vi è un’effettiva influenza anche sul problematico panorama lavorativo italiano.
Da una ricerca condotta da Project:Time Off e GfK, citata su Harvard Business Review, ai Millennials piace definirsi orgogliosamente dei lavoratori incalliti, o più precisamente “work matyrs” in quanto “obsessed” e dediti al lavoro.
Perché i Millennials sono spesso “work martyrs”? Tomas Chamorro Premuzic, CEO di Hogan Assessments e professore di Business Psychology alla University College London e alla Columbia University, scrisse su The Guardian, che la determinazione e la diligenza della Generazione Y è avvalorata dal forte sentimento di autorealizzazione che sperimenta nello svolgimento del proprio lavoro, confinando spesso nel narcisismo.
I Millennials si sentono insostituibili: l’ambizione e il desiderio di apprendere e avanzare velocemente all’interno dell’organizzazione richiede una certa attenzione da parte dei datori di lavoro, i quali devono essere sempre presenti, disponibili a donare feedback, accogliere nuove idee e promuovere una cultura aziendale flessibile e stimolante.