
Presentato nei giorni scorsi il Rapporto Welfare Index PMI 2022 sullo stato del welfare nelle PMI italiane, giunto alla settima edizione. Lo studio evidenzia l’alto livello di maturità raggiunto dal welfare aziendale nel nostro Paese, dove oltre il 68% delle PMI ha superato il livello base. Raddoppia inoltre il numero di PMI con livello molto alto e alto, passando dal 10,3% del 2016 al 24,7% del 2022.
Inoltre, raddoppiano le microimprese (da 6 a 9 addetti) con un livello elevato di welfare che passano dal 7,7% del 2017 al 15,1% del 2022. L’incremento e dovuto in buona parte alla semplificazione delle normative e alle risorse pubbliche stanziate per la protezione sociale, incoraggiando le aziende, anche le più piccole, a impegnarsi a propria volta a sostegno delle famiglie. Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha dichiarato: “Il welfare è un volano in grado di far crescere la produttività, grazie ad un migliore coinvolgimento dei lavoratori nei processi aziendali. Conoscere e accompagnare i bisogni dei dipendenti è quell’attenzione che denota una chiara e precisa volontà di dare al lavoro una dimensione più ampia. Un coinvolgimento che quasi sempre è ripagato da una rinnovata dedizione alla mission aziendale in grado di aumentare efficienza e produttività. In quest’ottica, il welfare diventa un’opportunità per le aziende e per i suoi lavoratori e viceversa”.
Giancarlo Fancel, Country Manager & Ceo di Generali Italia, ha dichiarato: “Il welfare aziendale è un fattore strategico per le imprese e una priorità per il Paese, anche per raggiungere gli obiettivi del PNRR attraverso una partnership tra il settore pubblico e il privato. Oggi il nostro rapporto Welfare Index PMI certifica come chi ha programmi di welfare evoluti ha maggior successo come impresa, investendo, tra gli altri, in Sanità, Formazione e Inclusione Sociale. Le aziende sono in prima linea nel produrre innovazione sociale a fianco delle famiglie e dei territori in cui operano, intercettando i bisogni emergenti, come dimostrano le migliori iniziative sociali delle realtà presenti in questa edizione”.
Quest’anno hanno partecipato a Welfare Index PMI oltre 6.500 imprese - triplicate rispetto alla prima edizione - di tutti i settori produttivi, di tutte le dimensioni e provenienti da tutta Italia. L’iniziativa e promossa da Generali Italia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la partecipazione delle principali confederazioni italiane: Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio.
Analizzando i dati curati da Innovation Team si osserva come le PMI con welfare più evoluto ottengano un maggiore impatto sociale sui propri stakeholder: lavoratori e loro famiglie, fornitori, clienti e comunità. Inoltre, queste imprese contribuiscono molto di più della media alla crescita dell’occupazione di donne e giovani.
Le imprese che concepiscono il welfare come leva strategica di sviluppo sostenibile sono raddoppiate, da 6,4% del 2016 a 14,1% del 2022. Ben l’87,5% di queste aziende genera un impatto sociale di livello elevato, contro una media generale del 38%. Per le PMI ad uno stadio iniziale di sviluppo del welfare aziendale tale percentuale si ferma al 6%.
Gli ambiti di impatto sociale senza dubbio più importanti sono la promozione del lavoro e della mobilita sociale, la possibilità offerta ai giovani di raggiungere un’occupazione stabile, il sostegno ai diritti e alle pari opportunità per le donne lavoratrici.
Uno dei contributi più interessanti del rapporto Welfare Index PMI e l’analisi dinamica della correlazione degli indici di welfare con i bilanci di un campione di circa 2.600 imprese nell’arco di tre anni (2019, 2020 e 2021, realizzata in collaborazione con Cerved), un periodo segnato dalla pandemia Covid e dalla successiva ripresa, al termine del quale oggi possiamo valutare il contributo dato dal welfare aziendale alla resilienza del sistema produttivo. Le imprese con un welfare più evoluto ottengono performance di produttività decisamente superiori alla media, crescono molto più velocemente nei risultati economici e nell’occupazione. Nel 2021 l’utile sul fatturato delle aziende con livello di welfare molto alto è stato doppio rispetto a quello delle aziende a livello base: 6,7% contro 3,7%. E altrettanto grande e risultato il divario nel MOL (Margine Operativo Lordo) pro capite che misura la produttività per singolo addetto. Anche gli indici di redditività seguono la stessa dinamica.
Per la prima volta l’analisi dimostra che il welfare aziendale è un fattore di resilienza. Lo studio, infatti, approfondisce anche la correlazione tra livelli di welfare aziendale e i risultati economici per cluster omogenei di imprese per impatto della crisi (2020) e intensità della ripresa (2021). In ognuno di questi cluster, le PMI con un welfare più evoluto hanno tenuto meglio nella pandemia e dimostrato maggiore slancio nella ripresa.