
La quinta edizione dell’Osservatorio “Change Lab, Italia 2030” di Groupama Assicurazioni fotografa un’Italia in cui la fiducia nel welfare statale è ai minimi storici e la responsabilità di garantire pensioni e cure sanitarie si sposta sempre più verso le aziende.
Oltre sei italiani su dieci temono che la pensione pubblica sarà insufficiente e molti già mettono in conto di dover lavorare più a lungo o di affidarsi a fonti alternative di reddito. Tra i giovani under 35, un 15% pensa addirittura che la pensione non arriverà mai.
La sanità pubblica, pur essendo il servizio più atteso dallo Stato, delude profondamente: solo un italiano su quattro la considera garantita, mentre il 67% la giudica inadeguata.
Quasi la metà degli intervistati boccia l’intero sistema dei servizi essenziali statali e una quota crescente ritiene che toccherà al settore privato e alle aziende colmare le lacune.
In questo scenario, il welfare aziendale acquista centralità: il 41% dei lavoratori ha già una copertura sanitaria aggiuntiva offerta dal datore di lavoro, il 38% una pensione integrativa. Il dato più interessante è che l’82% dei dipendenti considera il pacchetto welfare un fattore importante nella scelta di un nuovo lavoro, segno che non si tratta più di un benefit accessorio ma di una leva strategica per attrarre e trattenere talenti.
Guardando al futuro, solo il 9% degli italiani crede che lo Stato riuscirà a garantire tutti i servizi essenziali, mentre la maggioranza si aspetta una crescente integrazione tra welfare pubblico e privato, con le aziende chiamate a giocare un ruolo sempre più rilevante.
I lavoratori delineano con chiarezza le loro priorità: assicurazione sanitaria integrativa per sé e la famiglia e piano pensionistico complementare sono i benefit più desiderati, seguiti da servizi di supporto familiare e convenzioni per il benessere psicofisico. Oltre il 30% immagina un welfare aziendale “à la carte”, con un’offerta di benefit personalizzabile in base alle esigenze individuali. Dal focus sulle PMI emerge che una polizza integrativa salute o previdenza offerta dall’azienda è molto apprezzata dalla metà dei lavoratori, mentre il 46% di chi già gode di un pacchetto welfare si dichiara soddisfatto. Resta però un 24% di lavoratori che non ha ancora accesso a forme di welfare aziendale, segno di un’Italia a due velocità.
Pierre Cordier, amministratore delegato di Groupama Assicurazioni, sottolinea: “Le imprese sono chiamate a svolgere un ruolo sociale, a ‘sostituirsi’ allo Stato, colmando alcune lacune del sistema di welfare pubblico e offrendo ai propri dipendenti un supporto concreto in ambiti cruciali come la salute e la previdenza. In questo scenario, il welfare aziendale si configura, per i dipendenti, come la risposta ai bisogni a cui lo Stato non riesce a far fronte e, per le aziende, come una leva strategica per attrarre e fidelizzare i talenti, attraverso uno strumento in grado di rispondere alle necessità emergenti dei lavoratori”.
Luciano Canova, economista e divulgatore scientifico, aggiunge: “Immaginiamo Stato, imprese e cittadini non come corridori isolati su tapis roulant separati, ma come compagni di squadra che si passano il testimone lungo un percorso comune. Ognuno ha un ruolo: il settore pubblico crea il quadro di base, le aziende innovano e supportano, le persone partecipano attivamente alle scelte di benessere. Insieme possiamo trasformare la paura di ‘non farcela’ in energia per costruire nuove soluzioni”. Secondo i dati raccolti, il futuro del welfare italiano si gioca quindi sulla capacità di costruire sinergie tra pubblico e privato e di offrire soluzioni assicurative innovative e accessibili, soprattutto alle PMI che rappresentano la vera spina dorsale del sistema produttivo nazionale.