“Mettere insieme le competenze tecnologiche, quelle assicurative e quelle maturate dalle società di cyber security, creerebbe a Londra una task force senza uguali al mondo”, ha affermato Inga Beale, ex CEO di Lloyd’s di Londra, durante l’appuntamento londinese di InfoSecurity Europe 2019.
Proprio grazie alla collaborazione e alla consultazione che il mercato dei Lloyd’s ha potuto dar vita nel 2013 a quella trasformazione tecnologica e soprattutto culturale necessaria ad avviare il progressivo abbandono dei processi gestiti interamente su carta dopo più di 300 anni.
Nonostante il processo di traslazione sia ancora in corso, Beale ha detto che solo attraverso la collaborazione è stato possibile avviare il cambiamento che dovrebbe spingere i Lloyd’s alla digitalizzazione dell’80% dei processi entro la fine del 2019.
“Credo nella tecnologia, ma le nuove tecnologie portano con sé tutta una serie di nuovi rischi”, ha detto. “Nella gran parte delle aziende c’è molto nervosismo intorno al tema delle minacce cyber, in particolar modo all’interno dei cda dove si sono aperte grandi discussioni sull’argomento”. Il problema è che sebbene la maggior parte dei board stiano prendendo consapevolezza sui problemi connessi alla cyber security, secondo Beale il coinvolgimento dei professionisti della sicurezza, interni o esterni all’azienda, non è così alto come invece dovrebbe essere.
“C’è bisogno di un dialogo più aperto e franco tra membri dei cda e tecnici della sicurezza cyber, su quelle che sono le maggiori minacce da affrontare. Le minacce cyber sono ormai uno dei principali rischi per le aziende di ogni tipo, ma sono anche quelli meno conosciuti dai componenti dei board. Ecco perché il cda e i responsabili IT devono lavorare a stretto contatto, con grande spirito collaborativo, così come il settore assicurativo deve lavorare per raccogliere dati e informazioni necessarie a comprendere meglio gli scenari di questo rischio e applicare il giusto pricing alle coperture”.