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Nicola Ricci, presidente dell’Osservatorio nazionale condomini e autore del libro “La vita facile dell’amministratore di condominio”, presentato alla Camera dei Deputati ha detto nel suo intervento che “il 78% degli edifici italiani è a rischio di eventi naturali, ma solo il 2% è coperto da una forma di copertura assicurativa per gli eventi sismici e meteo. Sei dei dieci terremoti più devastanti che si sono verificati in Europa nel periodo 1970-2016 sono avvenuti in Italia, e ogni anno riparare i danni catastrofali costa circa 3 miliardi di euro. Servono subito incentivi fiscali più incisivi e la creazione del registro dei condomini, con l’obiettivo di diffondere una maggiore cultura della prevenzione”. Siamo tra i primi in Europa per acquisto di abitazioni ma tra gli ultimi per politiche di prevenzione e troppo spesso, “dimentichiamo’ di assicurare la nostra casa”.
Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali di Montecitorio, ha detto che “Il nostro Paese è estremamente fragile e sempre più esposto agli effetti di eventi quali frane ed alluvioni. La difesa dei nostri territori è una assoluta priorità. Su questo tema auspico una convergenza politica che sia in grado di predisporre ed approvare un Piano nazionale di prevenzione del dissesto idrogeologico e di introdurre il fascicolo del fabbricato nelle aree a rischio. Provvedimenti che, sono certa, avrebbero anche ricadute positive in termini di posti di lavoro e di rilancio dell’economia”.
Andrea Pollicino, direttore commerciale della Sara assicurazioni ha ricordato che “in Italia la spesa assicurativa, al di fuori di quella obbligatoria, si colloca in un rapporto di 1 a 5 rispetto alla media europea. Registriamo anche una errata percezione dei costi di queste polizze, che in realtà sono decisamente inferiori a ciò che generalmente si pensa”.
L’Osservatorio condomini ha fornito anche alcuni dati esemplificativi: uno dei casi più emblematici di fragilità del territorio è dato da Roma, mai sede di un epicentro con magnitudo superiore a 5.0, ma che comunque storicamente ha subìto danni significativi al suo patrimonio monumentale ed edilizio a seguito di terremoti sviluppatisi nelle sue vicinanze. Se tutti concordano sul rischio sismico “modesto” per la Capitale in sé, pochi conoscono la storia delle scosse avvertite a Roma e, soprattutto, l’opinione pubblica non comprende appieno la differenza tra rischio e vulnerabilità. La sismicità capitolina, pur se limitata e caratterizzata da intensità massime intorno al VI-VII grado della scala MCS, ha infatti da sempre rappresentato un serio pericolo per l’integrità dei monumenti millenari, spesso (in particolare nel Medioevo) trascurati e lasciati senza manutenzione. Ancor più gravi sono i rischi legati alle scosse “risentite”, con epicentri localizzati nei Colli Albani, nel Mar Tirreno e perfino nell’Appennino Centrale che, nonostante disti circa tra i 60 ed i 120 km da Roma, rappresenta la sorgente sismogenetica principale capace di provocare danni anche sensibili nella Capitale.
Un altro caso si riscontra in Campania (zona sismica 1), dove 4608 scuole, 259 ospedali e 865.778 fabbricati, pubblici e privati, si trovano in zone a elevato rischio sismico. (dati dell’Ordine dei geologi).