
Un tribunale regionale tedesco ha dichiarato che le impostazioni predefinite sulla privacy e l’utilizzo dei dati personali da parte di Facebook sono contrarie ai diritti dei consumatori tedeschi. La sentenza emessa dal tribunale apre nuovi scenari che potrebbero rivoluzionare l’utilizzo di Facebook e le modalità di accesso da parte degli utenti.
Secondo quanto si legge nella sentenza, Facebook raccoglie e utilizza dati personali senza fornire agli utenti le informazioni sufficienti a concedere un consenso consapevole. In particolare, il tribunale ha bollato come illegali 8 clausole delle condizioni generali e 5 clausole delle impostazioni predefinite in riferimento alla privacy.
A far scoppiare il caso la denuncia di VZBV, la federazione che riunisce le associazioni dei consumatori tedeschi che ha denunciato come 5 procedure utilizzate da Facebook in fase di iscrizione non rispettassero gli standard richiesti in Germania per il consenso informato.
Emessa in gennaio, la sentenza è stata resa pubblica solamente nei giorni scorsi e non ancora passata in giudicato. Facebook ha fatto sapere che ricorrerà in appello. Il passaggio non è certo trascurabile perché se la sentenza dovesse essere confermata fino all’ultimo grado di giudizio, in Germania diventerebbe possibile utilizzare Facebook senza alcun obbligo di fornire i dati personali autentici.
"Stiamo lavorando per fare in modo che le nostre linee guida siano chiare e facili da capire e che i servizi offerti da Facebook siano pienamente conformi alla legge”, si legge in una nota diffusa dal social network. Sheryl Sandberg, chief operating office di FB, ha inoltre annunciato una serie di cambiamenti al fine di riunire tutte le impostazioni di base della privacy in modo da renderle più facilmente consultabili e gestibili agli utenti.
Per Facebook si tratta dell’occasione giusta per rinnovare radicalmente le proprie impostazioni sulla privacy e di allinearsi all’introduzione del Regolamento generale sulla protezione dei dati personali (GDPR).
In ogni caso sarà importante verificare l’evolversi della situazione tedesca. La sentenza emessa dal tribunale regionale di Berlino apre infatti, potenzialmente, a conseguenze importanti, soprattutto nell’utilizzo stesso del social network da parte degli utenti, pur sottolineando ulteriormente come non si tratti di una sentenza passata in giudicato, cioè definitiva.
Dalla Germania al Belgio la sostanza è non cambia. Secondo il tribunale di Bruxelles Facebook utilizza cookie, plug-in sociali (i pulsanti “mi piace” o “condividi”) e pixel invisibili a occhio nudo, per raccogliere dati sul comportamento delle persone durante le loro visite ad altri siti. E ha concluso che la società di Palo Alto non informa adeguatamente gli utenti sul fatto che sta raccogliendo informazioni, sul tipo di dati che conserva, per quanto tempo, e sul suo utilizzo. La sentenza prevede che Facebook distrugga tutte le informazioni raccolte illegalmente. La società californiana rischia una sanzione di 250mila euro al giorno, per un importo massimo di 100 milioni di euro. Secondo la giustizia belga inoltre, Facebook non ha dato sufficienti informazioni ai suoi utenti sull'uso dei dati raccolti dal social network e per quanto tempo tali informazioni vengono conservate.
Gli avvocati di Mark Zuckerberg hanno già dichiarato che faranno appello contro la decisione del Tribunale di Bruxelles.