
Si chiama piccola assicurazione commerciale, la chiave in mano ai broker per vincere la sfida portata dalla rivoluzione tecnologica. È vero che il mondo delle polizze non è ancora invaso dai robot, ma sono in molti a preoccuparsi che l’eventualità non sia poi molto lontana nel tempo.
Tra le infinite possibilità offerte dall’Insurtech e l’emergere di nuovi modelli di contatto diretto con i consumatori, la concorrenza e le pressioni sul mondo distributivo sono decisamente alte.
Secondo Seth Rachlin, Vicepresidente esecutivo, responsabile dell’area Usa delle assicurazioni P&C di Capgemini, “un settore chiave che i broker dovranno difendere, lottando per continuare a rimanere sul mercato, è la nicchia dei piccoli rischi commerciali. Ci sono decine di compagnie che stanno cercando di reinventare i propri modelli di vendita proprio in questo segmento. Un’area affollata dove sgomitano con un buon numero di start-up tecnologiche ben finanziate e dove stanno cercando di entrare a due piedi, attraverso la creazione di broker online dedicati ai piccoli rischi commerciali”. “Al momento – continua Rachlin – né le società di Insurtech, né i pochi vettori online hanno catturato quote di mercato significative. Tuttavia, le cose potrebbero cambiare molto presto”.
Le esperienze di Insurtech si sono finora concentrate sul personal line e proprio sui piccolo rischi commerciali, mettendo sotto grande pressione sugli intermediari di assicurazioni, che negli States vedono di anno in anno calare le percentuali di business, soprattutto sul personal line.
Tuttavia, lo scenario non si tingerà di colori scuri per tutti i broker. Almeno quelli che lavorano in segmenti ad alta specializzazione e che si occupano di rischi complessi, potranno trovare nell’Insurtech un alleato piuttosto che un avversario da battere.
“Penso – conclude Rachlin - che in questi ambiti broker trarranno grande giovamento da questo cambiamento tecnologico perché potranno migliorare la “client experience” e godere di alcuni benefici al di fuori dello stretto business. Per quanto riguarda le coperture riguardanti le aree di responsabilità e dei rischi complessi, non credo che i broker debbano quindi temere impatti negativi dalla tecnologia”.