
Il settore automotive globale sta vivendo una fase di profonda trasformazione, segnata da stagnazione e nuovi equilibri geopolitici. Secondo lo studio “Navigare nella nebbia. Il futuro incerto dell’automotive” di ANIASA e Bain & Company, il mercato europeo è destinato a un declino almeno fino al 2030, con un calo annuo dello 0,6%, mentre nuove tensioni commerciali e lenta diffusione dell’elettrico complicano ulteriormente il quadro.
Dopo decenni di crescita trainata dall’Asia, oggi la domanda globale si sta ridisegnando: la Cina rallenta (+0,3%), mentre Europa e Nord America registrano contrazioni. A emergere sono nuovi mercati come Asia meridionale (+2,7%) e Sud America (+1,5%), dove urbanizzazione e migliori condizioni economiche potrebbero trainare le vendite. Intanto, entro il 2028, l’Europa accumulerà un deficit di 15 milioni di veicoli rispetto alle previsioni, con gravi ripercussioni per i costruttori più esposti, in particolare quelli tedeschi.
Le tensioni commerciali aggravano la situazione, con i dazi USA che colpiscono soprattutto i marchi tedeschi, già alle prese con il calo in Europa e la flessione in Cina. Le case asiatiche, invece, pur essendo le più esportate negli Stati Uniti, hanno parzialmente mitigato il rischio localizzando parte della produzione in territorio americano.
In Italia, il mercato auto mostra segnali contraddittori: se l’auto privata rimane centrale per la mobilità, le vendite di nuove vetture ristagnano a favore dell’usato, spinto da prezzi elevati e normative complesse. Le ibride conquistano il 50% del mercato, mentre l’elettrico fatica a superare il 5%, con una diffusione reale ancora inferiore al Sud. Nonostante il crollo del diesel, le emissioni medie di CO₂ restano superiori ai livelli del 2015, attestandosi oltre i 115 g/km. A livello europeo, la crescita delle auto elettriche è stagnante da tre anni, segno che la transizione è più guidata dalle normative che da una reale convinzione dei consumatori.
Con un parco circolante che invecchia e una domanda sempre più orientata al risparmio, il futuro dell’automotive si prospetta incerto, tra sfide geopolitiche, tensioni commerciali e una transizione energetica ancora lontana dall’essere compiuta.
“L’industria automobilistica europea si trova dunque, come evidenziato dallo studio, di fronte a un bivio. La combinazione tra vincoli normativi stringenti (soprattutto sulla transizione elettrica), domanda stagnante e instabilità geopolitica impone un profondo ripensamento”, ha commentato il presidente di ANIASA, Alberto Viano. “La frammentazione dell’offerta, la bassa saturazione degli impianti e l’assenza di una visione unitaria minacciano la competitività del continente nel medio periodo”.