
Circa 600mila persone, pari a circa l’1,4% degli italiani è rimasta vittima negli ultimi 12 mesi di una truffa Rc Auto/Moto, per un ammontare medio di 268 euro.
È quanto emerge dall’indagine realizzata per Facile.it dagli istituti mUp Research e Norstat.
Sebbene l’Rc Auto/Moto sia ritenuta da alcuni una delle aree più a rischio, i dati dell’indagine mostrano invece che, tra i campi analizzati, sia quello con la percentuale più bassa (1,4%). Guardando alle altre voci di spesa famigliare emerge che il 7,1% dei rispondenti ha subito una truffa legata alle utenze luce e gas, il 6,5%nell’ambito delle carte elettroniche e il 5,2% nella telefonia mobile.
Complessivamente, considerando le voci di spesa familiare analizzate, gli italiani caduti in trappola nell’ultimo anno sono 8,3 milioni, con un danno economico stimato che supera i 3 miliardi di euro.
Se per l’Rc Auto/Moto la truffa media è stata di 268 euro, l’indagine ha evidenziato come l’importo cambi a seconda della voce di spesa familiare analizzata; il danno più elevato è stato registrato tra i prestiti personali, dove chi è stato frodato ha perso, sempre in media, 1.490 euro; 279 euro persi per truffe ai conti correnti.
“La troppa sicurezza o la distrazione che ciascuno di noi può avere sono spesso i motivi principali per cui si cade in trappola”, spiega Tobias Stuber, Ceo di Facile.it. “In realtà prendere poche e semplici precauzioni ci può mettere al riparo dalle frodi consentendoci di godere a pieno dei vantaggi offerti dai numerosi canali attraverso i quali si può risparmiare sulle principali voci di spesa familiare. Proprio per insegnare ai consumatori come riconoscere una truffa e difendersi da essa, abbiamo arricchito il nostro spazio sicurezza con un nuovo strumento, quello dei podcast, dove con 5 semplici consigli diamo a ciascuno i mezzi adatti per tutelarsi dai principali rischi”.
Guardando alle voci di spesa familiare analizzate emerge che, nel 45% dei casi, le truffe sono passate attraverso un’email, nel 26% tramite SMS (31% nel caso dei conti correnti) e nel 21,5% da siti web fasulli (29% per le carte elettroniche). Va detto, però, che ogni settore ha le sue specificità. Quando si parla di frodi nell’ambito delle utenze luce e gas, ad esempio, tra i canali più usati dai malfattori ci sono i finti call center(44%) e le visite porta a porta (31,3%).
La nuova frontiera delle truffe passa anche dai social network, particolarmente usati nell’ambito dei prestiti personali (15,9%), e dalle App di messaggistica istantanea, attraverso cui sono stati truffati, secondo le loro dichiarazioni, circa il 9% dei rispondenti.
Cosa accade dopo la truffa?
Purtroppo, il 41,5% di chi cade in trappola non denuncia la frode; il dato arriva addirittura al 55,1% nella telefonia mobile e al 54,5% nei prestiti personali. Per quali motivi non si fa? Tra i 3,4 milioni che non hanno denunciato la truffa subita, il 33% ha detto di non averlo fatto perché il danno economico era basso, mentre il 27% perché era certo che non avrebbe recuperato quanto perso.
Per circa 800.000 individui, invece, vi è una ragione di natura psicologica; il 15,1% ha detto che si sentiva ingenuo per esserci cascato, mentre il 9% ha dichiarato di non aver denunciato la frode perché non voleva che i familiari/conoscenti lo sapessero.
“Abbiamo una spiccata tendenza a preservare la nostra reputazione”, spiega Gianluca Castelnuovo, ordinario di psicologia clinica alla Cattolica di Milano e all’IRCCS Istituto Auxologico Italiano, “per cui denunciare una truffa di questo tipo può significare per alcuni ammettere, a sé stessi e agli altri, che non siamo stati “furbi” a sufficienza per difenderci da un malfattore che ha agito comunque anche grazie alla nostra involontaria “complicità”. Spesso una eccessiva paura di fare brutta figura, tema dominante oggi nella nostra società, agisce in favore dell’impunità”.
Guardando alle voci di spesa familiare analizzate emerge che le vittime predilette dei truffatori sono soprattutto gli uomini (22,5% rispetto al 15,7% del campione femminile) e, a dispetto di quanto si possa pensare, i rispondenti con un titolo di studio universitario (23,3% rispetto al 17% rilevato tra i non laureati).
«Non è strano che le vittime di tali reati siano spesso persone con un titolo di studio elevato - continua Castelnuovo - in quanto le truffe utilizzano raffinate tecniche di persuasione che agiscono su più piani (cognitivo, emotivo, ecc.). Se sulla parte cognitiva possiamo difenderci, quando entrano in gioco le emozioni siamo più vulnerabili e rischiamo di sopravvalutare la nostra capacità di cogliere i segnali di truffa, ben camuffati dagli specialisti mal intenzionati.».
Dal punto di vista anagrafico emerge che, a cadere in trappola, sono più sovente i giovani nella fascia di età 18-24 anni (31,6% vs 15% fascia 65-74 anni) mentre, a livello territoriale, sono i residenti nel Nord Italia (Nord Est 22,3% - Nord Ovest 21%).