Circa il 35% dei lavoratori italiani potrebbe usufruire dello smart working e la maggiore diffusione del lavoro agile sarebbe a vantaggio dell’occupazione femminile e del Pil. È quanto emerso dal digital event “Italia 2021–Competenze per riavviare il futuro” organizzato da PwC Italia, trasmesso in diretta TV sul canale Active 501 di Sky e su tutte le piattaforme social di PwC Italia.
Una percentuale significativa e superiore all’effettivo 26% di lavoratori che hanno usufruito della modalità di lavoro da remoto durante il lockdown, e al solo 2% del 2019, sulla base di una ricerca dell'Osservatorio del Politecnico di Milano. L’Ufficio Studi PwC Italia ha stimato che il Pil italiano potrebbe crescere fino a un +1,2% se tutti i lavoratori le cui mansioni lo permettono ricorressero allo smart working.
Andrea Toselli, presidente e amministratore delegato di PwC Italia ha detto che: “Smart working significa prima di tutto una diversa gestione del tempo. L’efficienza al lavoro migliora con livelli contenuti di smart working, ma diminuisce con uno smart working eccessivo, il che implica l’esistenza di uno sweet-spot in cui l’efficienza e quindi la produttività è massimizzata a livelli intermedi. In particolare, il tempo dedicato dai pendolari per il trasferimento, se utilizzato diversamente, potrebbe incrementare il PIL e, tra l'altro, la riduzione della presenza fisica nelle grandi città potrebbe rappresentare un vantaggio anche per i business stessi. Analisi sembrano infatti dimostrare che città di medie dimensioni possano risultare i migliori luoghi per la nascita e lo sviluppo di business profittevoli”.
Il lavoro agile potrebbe aiutare molte donne a entrare o rimanere nel mercato del lavoro, tanto più che la crisi pandemica del Covid-19 ha colpito con maggiore severità proprio l’universo femminile, allargando un divario occupazionale già ampio. Secondo il “Women in Work Index 2020” di PwC, se l’occupazione femminile raggiungesse il livello della Svezia (dove è occupato full-time il 60% delle donne in eta' lavorativa, contro il 32% dell'Italia), l’impatto sul Pil italiano sarebbe pari a 659 miliardi di dollari.
“Una necessaria nuova e più flessibile organizzazione del lavoro – ha aggiunto Toselli - deve porsi l’obiettivo di incoraggiare e facilitare anche l’occupazione femminile, evitando di trasformarsi in una ancora più complessa gestione del lavoro domestico e di cura, che per ragioni socio-culturali ricadeva già prima del lockdown per la maggior parte sulle donne. Se le donne si sentono costrette ad abbandonare il proprio percorso professionale, le aziende rischiano di perdere la possibilità di inserire figure femminili nei ruoli a più alta seniority e di leadership, con effetti negativi sotto molteplici punti di vista”.
A rendere in qualche modo inevitabile la transizione ad un’organizzazione del lavoro più flessibile è anche la progressiva insostenibilità di un modello che ha portato le persone a vivere in ufficio, sacrificando per il posto di lavoro altre sfere di socialità e realizzazione personale.
Il 22% degli italiani, secondo la European Working Condition Survey evidenzia che lavora più di 40 ore a settimana e il 9% dei lavoratori almeno una volta al mese deve recarsi in ufficio con scarso preavviso. Le richieste non si traducono però in maggiore flessibilità: il 33% degli intervistati ritiene difficile riuscire a prendersi due ore libere durante l’orario di lavoro per esigenze personali o familiari.
Non mancano tuttavia i rischi. L’Harvard Business Review, già nel 2018, invitava a porre attenzione al rischio di burnout tra i lavoratori in smart working, ricordando come questa nuova modalità di lavoro richieda sforzi sia ai lavoratori (che devono imparare a coniugare senza sovrapposizioni diversi ambiti della propria vita) sia ai loro supervisori. L’efficienza dei lavoratori migliora con livelli contenuti di smart working, ma diminuisce con uno “smart working eccessivo”, il che implica l’esistenza di uno “sweet spot” in cui l’efficienza dei lavoratori e quindi la loro produttività è massimizzata ai livelli intermedi di smart working.