Smart Working
Nonostante lo stop a tutte le misure di smart working semplificato che obbligavano i datori di lavoro a consentire il lavoro da remoto per specifiche categorie, il numero di lavoratori in modalità “smart” nel 2024 è sostanzialmente stabile: 3,55 milioni rispetto ai 3,58 milioni del 2023 (-0,8%).
Nel 2022 in Italia il lavoro da remoto continua a essere utilizzato in modo consistente, sebbene in misura minore rispetto allo scorso anno.
Mentre le aziende si stanno confrontando sui nuovi modelli del lavoro post-pandemia, circa due lavoratori italiani su tre (il 64%) si aspettano di lavorare sempre o per la maggior parte del tempo in ufficio o in presenza, ma solo il 38% lo desidera. Lo rileva la ricerca Remote Working di WTW.
Allianz spa ha ottenuto per il secondo anno consecutivo la certificazione Top Employers 2022, il riconoscimento internazionale delle best practices nelle politiche e strategie HR volte a contribuire al benessere delle persone e a migliorare l’ambiente di lavoro.
Helvetia Assicurazioni offre la massima flessibilità nella scelta del posto di lavoro ai suoi collaboratori in Svizzera. Da casa, in ufficio o in viaggio, in futuro i dipendenti di Helvetia potranno lavorare ovunque siano in grado di dare il meglio di sé.
A due anni dall’inizio della pandemia, come procede la trasformazione delle imprese? Come stanno reagendo dirigenti e lavoratori ai sostanziali cambiamenti che si sono presentati?
Uno studio realizzato da Kaspersky sostiene che il 57% dei dipendenti italiani non si sente isolato quando lavora da remoto: al contrario, il 28% di chi lavora da casa riesce a comunicare ancora meglio con i propri colleghi.
Con l’avanzamento della campagna vaccinale è progressivamente diminuito il numero degli smart worker, passati da 5,37 milioni nel primo trimestre 2021 a 4,07 milioni a fine settembre, quando si contano 1,77 milioni di lavoratori agili nelle grandi imprese, 630mila nelle PMI, 810mila nelle microimprese e 860mila nella PA.
I cambiamenti indotti dalla pandemia nel mondo del lavoro sono destinati a lasciare un segno permanente in Italia: tra due anni si prevede che solo il 42% dei dipendenti lavorerà in azienda, circa la metà del periodo pre-Covid ma in aumento rispetto alla situazione attuale, dove a recarsi sul posto di lavoro è appena il 32%. Lo rivela una anticipazione dei risultati della ricerca “Benefit Trends Survey 2021-2022”, condotta da Willis Towers Watson su un campione di aziende attive nel nostro Paese e rappresentanti circa 155.000 lavoratori.
L’era dei Pc fissi sembra ormai al tramonto, sulla spinta della pandemia e della necessità di lavorare da remoto. Una ricerca di Dynabook, produttore giapponese di personal computer di proprietà di Sharp Corporation, evidenzia che il 66% delle aziende europee sta pianificando di integrare un numero maggiore di notebook nei prossimi 12 mesi per rispondere alle nuove esigenze di smart working.
Nel maggio del 2020 durante la prima ondata pandemica Antonio Huertas, presidente di Mapfre, si lasciava andare a un’amara considerazione: “È triste vedere i nostri edifici praticamente vuoti. Hanno bisogno di riprendere vita e che i mormorii, i rumori di fondo, gli squilli dei telefoni tornino ad accompagnare la nostra quotidianità”.
Tra i problemi della pandemia e la digitalizzazione il mondo del lavoro è al centro di grandi cambiamenti. Se lo smart working è condizione integrante della società post Covid, la società di recruiting Oliver James ha calcolato che nel corso del 2021 sono cresciute del 40% le assunzioni effettuate da remoto dalle aziende italiane che sono disposte ad assumere “in ogni parte del mondo”.
La ricerca “Thales Global Data Threat Report 2021”, condotta da 451 Research, parte di S&P Global Market Intelligence rileva la grande preoccupazione che permane nelle aziende per i rischi legati alla sicurezza dei dipendenti che lavorano a distanza.
Lo smart working è stata l’ancora di salvezza che ha permesso alle aziende di sopravvivere durante la pandemia e ai dipendenti di continuare a lavorare.
Una ricerca di Citrix, in collaborazione con OnePoll, sostiene che lo smart working non è una moda passeggera destinata a tramontare con lo scemare della pandemia. Anzi, senza il ricorso del lavoro da remoto le aziende rischiano di perdere i migliori talenti.
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