
Tra il Covid e la guerra regna l’incertezza tra gli italiani. Il terribile virus ha lasciato un segno profondo sulle aspettative di vita degli italiani: per 1 su 2 (48%) il prossimo decennio sarà caratterizzato da instabilità e precarietà, ma anche da una profonda incertezza sulle prospettive finanziarie (per il 42%) e da una maggiore propensione al risparmio (33%). Percezioni amplificate tutte ulteriormente dalla recente guerra russa- ucraina, che ha accentuato la sensazione generale di instabilità in 6 italiani su 10 (60%). E se nel 2019 la speranza di vita media era di oltre 83 anni, scesa oggi a meno di 82, nei prossimi 10 anni per 4 italiani su 10 (41%) si ridurrà ulteriormente: i più pessimisti i giovani (51%).
La salute e la famiglia restano, oggi così come in futuro, i primi beni da assicurare. A rivelarlo una ricerca BVA-Doxa condotta per la II edizione dell’Osservatorio “Change Lab, Italia 2030” realizzato da Groupama Assicurazioni.
Dopo lo scoppio della pandemia, il 40% dei single italiani con figli piccoli si dice pronto a sottoscrivere una nuova copertura assicurativa, il 13% del campione dichiara di averla già stipulata, il 28% avrebbe voluto farlo ma si è visto costretto a rinunciare per far fronte ad altre priorità di spesa.
La survey conferma che le polizze maggiormente diffuse in epoca Covid riguardano la salute (46%), la vita (38%), la casa (34%), la previdenza integrativa (31%). Inoltre, poco più di 2 italiani su 10 (24%) hanno deciso di adottare anche soluzioni assicurative di investimento.
“Non stupisce constatare che il clima di crescente incertezza degli ultimi anni abbia alimentato negli italiani uno spiccato e crescente bisogno di protezione della propria salute, della propria casa, inizialmente percepita come una ‘prigione’ (durante il primo lockdown) ma subito diventata il rifugio sicuro dei propri beni e degli affetti, e della propria famiglia”, commenta Pierre Cordier, amministratore delegato e direttore generale di Groupama Assicurazioni.
“L’istinto di sopravvivenza e lo spirito di rinascita post pandemia hanno spinto gli italiani ad imparare che occorre sacrificare il superfluo per salvare il necessario; è auspicabile abbandonare i pregiudizi per affidarsi alle competenze scientifiche; non si può più negare che il mondo è globalizzato e che viviamo ormai in un unico, grande villaggio, dove conviene agire in modo che la solidarietà prevalga sull’egoismo”, afferma il sociologo Domenico De Masi, professore di Sociologia del lavoro.
Covid e guerra amplificano le paure degli italiani
Per 1 italiano su 2 (48%) il segno più evidente lasciato dalla pandemia è una sensazione generale di precarietà, che nelle donne si acuisce maggiormente (52%). Preoccupa anche l’incertezza riguardo alle prospettive finanziarie future (42%), sentita soprattutto dai più giovani tra i 18 e i 34 anni (51%), che induce di conseguenza ad una maggiore propensione al risparmio (33%), in crescita tra gli adulti tra i 35 e i 54 anni (40%).
Il Covid ha accentuato anche la sensibilità verso il sociale, gli affetti e le amicizie (31%), nonché l’attenzione all’ambiente e ai temi della sostenibilità (28%) - soprattutto tra i giovani (33%) - e alla protezione preventiva di sé stessi e della propria famiglia attraverso prodotti assicurativi (23%).
Percezioni amplificate tutte ulteriormente dalla recente guerra russa-ucraina, che ha accentuato la sensazione generale di instabilità in 6 italiani su 10 (60%). L’insorgenza di nuovi conflitti internazionali in grado di coinvolgere direttamente l’Italia è infatti oggi una delle maggiori preoccupazioni che spaventano i nostri connazionali (57%), terrorizzati anche dall’idea di poter perdere i propri cari (39%), avere gravi problemi di salute (36%) o non riuscire a mantenere economicamente la propria famiglia e i figli (33%) e perdere i propri risparmi (28%). A temere su questi fronti soprattutto le famiglie con figli piccoli (52%).
Cresce il bisogno di protezione
Famiglia e figli sono oggi in cima alla classifica dei beni più cari da proteggere per quasi la metà della popolazione italiana (47%); segue la salute (41%) ma anche il patrimonio e i risparmi (30%). Per 4 italiani su 10 (39%) diventa prioritario garantire una serenità economica ai propri familiari, facendo fruttare i capitali messi da parte, percentuale che sale al 54% nelle famiglie con figli piccoli.
La ricerca rivela inoltre che più di 1/3 degli intervistati (34%) avrebbe voluto investire i propri risparmi, ma lo ha fatto realmente durante la pandemia solo il 20%.
Saranno i nuovi bisogni di protezione a guidare gli investimenti futuri
La pandemia ha diffuso nella società un clima generale di incertezza e sfiducia, aggravato dallo scoppio della guerra. Non appena la fine di queste emergenze sembrerà più vicina, tuttavia, solo poco più di 1 italiano su 10 (14%) dichiara che guarderà al futuro con più fiducia, incrementando la propria propensione al rischio. Che invece diminuirà per quasi 3 italiani su 10 (28%) e per più di 1/3 della popolazione (36%) non ci saranno cambiamenti rispetto alla situazione attuale.
Guardando al prossimo decennio, immobili e preziosi (20%), ma anche fondi pensione, previdenziali e assicurativi (19%) sono gli ambiti ritenuti più sicuri e promettenti per gli investimenti. Meno fiducia regna, invece, verso bitcoin e criptovalute, fondi bilanciati, conti di deposito, fondi azionari e obbligazionari.