I patrimoni dei fondi pensione a contribuzione definita si avvicinano ai livelli dei fondi a benefici definiti
Secondo il nuovo Global Pension Assets Study elaborato da Willis Towers Watson (che potete scaricare dal link in fondo alla notizia), il patrimonio dei fondi pensione, con riferimento al totale in 19 mercati, ha raggiunto quota 35,4 mila miliardi di dollari a fine 2015. Il valore degli asset nel corso nel 2015 ha mostrato un trend inverso con valori maggiori nella prima parte dell’anno, poi scesi nella parte finale.
Tale valore rappresenta circa il 35% degli asset istituzionali disponibili nei mercati finanziari globali ed equivale all'80% del PIL aggregato dei paesi in analisi. Dal 2005, quando superavano di poco i 21 mila miliardi di dollari, gli asset dei fondi pensione a livello mondiale sono cresciuti, in media, ad un tasso pari al 5% annuo.
Mentre i valori degli asset sono cambiati di poco nel corso dell’anno, lo studio mette in evidenza sei aree di cambiamento più significative: il progressivo orientamento verso i fondi pensione a contribuzione definita (DC), l’aumento dell’investimento nei talenti, la maggiore focalizzazione sulla catena del valore all’interno dei fondi, i miglioramenti nella governance, una maggiore attenzione alla gestione del rischio, alla sostenibilità ed ai fattori ESG.
Tra il 2005 e il 2015, i fondi pensione a contribuzione definita (DC), che hanno mostrato un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 7%, sono cresciuti ad un ritmo molto più alto rispetto ai piani a benefici definiti (DB), che hanno invece registrato un tasso di poco superiore al 3%. Di conseguenza, i fondi DC attualmente sfiorano il 48% degli asset dei fondi pensione globali.
Alessandra Pasquoni, Responsabile investimenti di Willis Towers Watson: “La tendenza verso i fondi a contribuzione definita (DC), guidata dal mercato statunitense, è stato il trend degli ultimi anni. Tuttavia, i fondi DC mostrano ancora limiti nei modelli di governance, di condivisione del rischio e nella comprensione dei bisogni degli investitori. Ci preoccupa che i rendimenti dei fondi pensione possano ben presto scendere al di sotto delle aspettative dei loro membri, in funzione di rendimenti ai minimi ed ulteriormente aggravati da bassi tassi di contribuzione. Inoltre permangono rischi nei mercati finanziari dovuti a regolamentazione e cattiva governance.”
Lo studio conferma una serie di trend nelle strategie di investimento dei fondi pensione. In particolar modo gli investimenti in strategie alternative - soprattutto nel settore immobiliare e, in minor misura, in hedge fund, private equity e commodities – sono cresciuti dal 5% nel 1995 sino al 24%. Negli ultimi dieci anni, la maggior parte dei Paesi ha aumentato la loro esposizione ad asset alternativi, con il Canada in testa (dal 14 % al 27%), seguito dal Regno Unito (dal 7% al 18%), Svizzera (dal 18% al 29%), Stati Uniti (dal 17% al 27%) e Giappone (dal 3% al 9%)".
Questa tendenza è accompagnata da un sempre maggior interesse verso il mercato azionario globale. Il bias verso il mercato azionario nazionale è passato da una media del 65% nel 1998 al 43% nel 2015. Le differenze tra i diversi mercati sono significative: mentre i fondi pensione degli Stati Uniti continuano ad investire quasi i due terzi dei loro portafogli in azioni domestiche (63% nel 2015), i fondi canadesi e svizzeri vi investono rispettivamente il 25% e 35% mentre l’esposizione dei fondi inglesi è più che dimezzata rispetto al 1998, arrivando fino al 35%. La ricerca mostra come i fondi americani e canadesi abbiano mantenuto una forte predisposizione verso gli investimenti in obbligazioni domestiche (nel 2015 rispettivamente al 98% e 87%), mentre i fondi svizzeri hanno ridotto l'esposizione alle obbligazioni nazionali in modo significativo (-34% dal 1998). I fondi australiani hanno invece aumentato l'esposizione a obbligazioni nazionali del 7% negli ultimi due anni.
Alessandra Pasquoni aggiunge: “La diversificazione con l’introduzione di investimenti alternativi e la minor presenza di titoli azionari domestici hanno avuto un certo successo tra i fondi pensione globali, ed hanno aiutato a gestire il rischio. La persistente incertezza economica continuerà probabilmente a rafforzare questi trend. Il 2016 è iniziato con una fase di mercato altamente volatile e con perdite di valore anche significative in Gennaio, riflettendo l’incertezza sulla crescita globale e sugli onnipresenti rischi geo-politici. Le sfide per i fondi pensione globali sono state severe e onerose nell’ultimo decennio e non si vedono ancora segni di tregua. La formula per il successo rimane la stessa: essere focalizzati sulla gestione del rischio e sull’implementazione di una buona governance”.
Altre evidenze dello studio:
- Il tasso di crescita medio, negli ultimi dieci anni, del patrimonio dei fondi pensioni globali (in valuta locale) è stato pari al 7%
- I mercati pensionistici più grandi rimangono Stati Uniti, Regno Unito e Giappone con rispettivamente il 62%, il 9% e il'8% del patrimonio previdenziale totale
- Tutti i mercati presi in esame nello studio hanno avuto, negli ultimi dieci anni, un tasso di crescita composto annuo positivo, fatta eccezione per il Giappone.
- In termini di tasso di crescita composto annuo medio nell’ultimo decennio, il Cile ha il più alto tasso di crescita, con un valore del 18%, seguito dal Messico (15%), Sud Africa (11%), Australia (9%), Hong Kong (9%), Brasile (8%), Canada (8%), Paesi Bassi (7%) e Regno Unito (7%). I più bassi sono Giappone (-0,2%), Svizzera (2%) e Francia (2%)
- Le cifre degli ultimi dieci anni (in valute locali) mostrano che i Paesi Bassi hanno avuto la maggiore crescita dei propri fondi pensionistici in proporzione al PIL, oggi pari al 184% del PIL, seguiti dal Cile (al 118% del PIL), dal Regno Unito (112% del PIL) e dall’Australia (120% del PIL)
Asset Allocation dei P7
- A livello aggregato, la quota di portafoglio investita in obbligazioni dai P7 in aggregato è diminuita del 7% nel corso degli ultimi 20 anni (dal 36% al 29%). La quota investita in azioni è scesa dell’8% (sino al 44%) nel corso dello stesso periodo
- Le allocazioni in azioni sono diminuite in tutti i sette paesi (P7). Nei fondi pensione inglesi, sono diminuite dal 66% del 2005 al 43% del 2015, mentre nei fondi pensione giapponesi sono passate, nello stesso periodo, dal 49% al 31%. Sempre nello stesso periodo, l’investimento in azioni negli USA è diminuito dal 56% al 48%. I fondi australiani hanno mantenuto, nel tempo, la più alta allocazione in azioni, pari al 48% nel 2015
- I fondi pensione in UK hanno aumentato le proprie allocazioni in obbligazioni nel periodo in analisi (passando dal 25% al 37%), così come i fondi giapponesi (dal 44% al 57%). Due paesi presi in esame nello studio hanno significativamente ridotto la propria allocazione in obbligazioni nello stesso periodo di riferimento: Svizzera (dal 41% al 35%) e Australia (dal 19% al 14%)
Patrimoni DC / DB relativamente ai P7
- Nel 2015, l’Australia riporta il maggior rapporto tra asset dei fondi pensione a contribuzione definita (DC) rispetto agli asset dei fondi a benefici definiti (DB): 87% / 13%, seguita dagli USA: 60% / 40%. Solo l’Australia e gli USA hanno una proporzione più alta di asset DC, rispetto ai DB.
- Giappone, Canada e Paesi Bassi sono mercati dominati da fondi pensione a benefici definiti (DB) con, rispettivamente, il 96%, 95% e 95% degli asset relativi a questa tipologia di fondi pensione. Storicamente dominati da pensioni di tipo DB, questi mercati stanno adesso mostrando piccoli segni di uno spostamento verso pensioni di tipo DC.
Note:
- P19 si riferisce ai 19 mercati pensionistici più grandi inclusi nello studio: Australia, Brasile, Canada, Cile, Francia, Germania, Hong Kong, India, Irlanda, Giappone, Malesia, Messico, Paesi Bassi, Sud Africa, Sud Korea, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.
- IP19 pesano per circa l’85% dei fondi pensionistici globali.
- P7 si riferisce ai 7 più vasti mercati pensionistici (pari a circa il 93% degli asset presi in esame nello studio): Australia, Canada, Giappone, Paesi Bassi, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.
- Tutte le cifre sono arrotondate e, per quanto riguarda quelle del 2015, sono stimate.
- Tutti i dati si riferiscono alla fine dell’anno 2015.
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Global Pension Assets Study 2016 (in inglese) | 494.5 KB |