Pensioni
“Il problema vero che abbiamo oggi in Italia è quello dell’equità e non quello della sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico”. Lo afferma il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un’intervista a Rai3,aggiungendo che: “Ci sono delle persone che hanno dei trattamenti pensionistici, o hanno dei vitalizi, come nel caso dei politici, che sono del tutto ingiustificate alla luce dei contributi che hanno versato in passato. Abbiamo concesso per tanti anni questo trattamento privilegiato a queste persone”.
Secondo una ricerca condotta da YouGov per conto di Old Mutual Wealth (OMW) nel Regno Unito tra più di 1.600 individui di età compresa tra i 50 e i 75 anni, più del 30% di coloro che ancora non sono in pensione si aspetta di dover continuare a lavorare part-time anche dopo il ritiro ufficiale, per far fronte alle esigenze economiche di lungo termine. La stessa indagine nel 2015 aveva riscontrato il 26% di rispondenti che dichiarava le stesse intenzioni.
Dal sistema pensionistico retributivo al contributivo, dalla riforma Amato alla Fornero. Tutto è cambiato in poco più di dieci anni e oggi più che mai il cittadino che guarda al futuro dopo il lavoro si pone una serie di questioni tutt'altro che scontate: quando potrò andare in pensione e con quanto? Posso andarci prima?
La reazione dei consulenti finanziari indipendenti (i cosiddetti IFA, Independent Financial Advisers) all’intenzione del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea è stata di forte preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda la situazione patrimoniale dei cittadini britannici che vivono e lavorano in altri stati comunitari, i cosiddetti “Expat”.
Si svolgerà a Fermo il prossimo mercoledì 18 maggio (presso l’Hotel Royal a Casabianca di Fermo, Piazza Piccolomini 3, dalle ore 9.00) il meeting “Come salvare le nostre pensioni”, che vedrà protagonisti, insieme, gli agenti pensionati e quelli operativi.
Pensioni, flessibilità selettiva: Governo studia 3 anticipi. “Per le pensioni anticipate è possibile un piano di interventi calibrati su tre tipologie. Potrebbe essere leggermente penalizzato chi esce spontaneamente, mentre si dovrebbero prevedere aiuti ai disoccupati. Per le ristrutturazioni, invece, potrebbe pagare l’azienda”.
Nel 2014 i pensionati sono risultati pari a 16,3 milioni (-134.000 rispetto al 2013) e percepiscono in media un reddito pensionistico lordo di circa 17.000 euro (+400 euro circa su anno). Le donne sono il 52,9% e ricevono mediamente importi di circa 6.000 euro inferiori a quelli maschili.
Se è vero che la pensione è un diritto, quali sono i nostri obblighi? Una domanda che solleva altre questioni, come il ruolo dello Stato per sostenerlo, i rischi per i singoli lavoratori nel libero mercato dei fondi pensione e il problema di come garantire una maggiore equità pensionistica tra generazioni diverse.
Nel 2014 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche, pari a 277.067 milioni di euro, è aumentata dell'1,6% rispetto all’anno precedente e la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,2 punti percentuali, dal 16,97% del 2013 al 17,17% del 2014.
Le nuove pensioni previdenziali liquidate nel 2014 ammontano a quasi 560.000, con un calo del 6,2% dei nuovi assegni e del 5,1% della spesa complessiva annua, mentre l’importo medio lordo mensile cresce dell’1,2%.
La pensione non basta più anche nella ricca Svizzera. Sempre più anziani (il 12,4%) e beneficiari di rendite di invalidità (il 44,1) non riescono a tirare avanti e per vivere devono ricorrere a prestazioni complementari.
Rimettere mano alla tassazione sui rendimenti dei fondi pensione. Luigi Di Falco responsabile Servizio Vita e Welfare dell’Ania non ha dubbi su quale sia lo strumento più adatto per incrementare il numero di aderenti alla previdenza complementare e, nel corso di un’audizione presso la commissione bicamerale sul controllo degli enti gestori di forme previdenziali, lo ha ribadito chiaramente: “Sarebbe opportuno semplificare le norme fiscali sui fondi pensione e ripensare la tassazione dei rendimenti”.
Alla fine del 2014 gli aderenti alle forme pensionistiche complementari sono 6,5 milioni, il 29,4% degli occupati. I fondi negoziali hanno 1,9 milioni di aderenti, gli aperti oltre 1 milione, i fondi preesistenti 650.000. È continuata la crescita dei PIP, che hanno superato i 2,4 milioni di aderenti, oltre a quella dei fondi aperti. Questi alcuni dati che emergono dalla Relazione annuale della Commissione di vigilanza sui fondi pensione – COVIP.
Una vera e propria rivoluzione scuote il campo delle pensioni. Da oggi entra infatti in vigore nel Regno Unito la controversa riforma disegnata dal governo Cameron che permette a ciascun lavoratore di almeno 55 anni di ritirare il montante dei contributi previdenziali annui da lui versati nella propria carriera.
Il blocco della rivalutazione delle pensioni in vigore negli anni 2012-2013 è costato ai 5,5 milioni di pensionati circa 9,7 miliardi di euro, pari a una perdita pro-capite del trattamento pensionistico di base di circa 1.779 euro. Una cifra consistente per una categoria che non naviga certo nell’oro. Il dato è stato reso noto dalla Spi-Cgil.