Pensioni
Il 13 dicembre a Roma presentazione dello studio a cura dell’Ordine degli Attuari: "La mortalità dei percettori di rendita in Italia".
Nell’area Ocse l’Italia è il decimo paese con la più bassa percentuale di investimenti nelle forme previdenziali private in rapporto al Pil.
L’applicazione dei trend demografici alle previsioni economiche, attraverso un’attenta analisi della composizione per età della popolazione, spinge due studiosi della Bocconi (Carlo Favero, Deutsche Bank Chair in Asset Pricing and Quantitative Finance, e Vincenzo Galasso, direttore del Bachelor in International Politics and Government) ad allontanare lo spettro della stagnazione secolare per l’area euro, ma a considerare difficile l’implementazione delle riforme strutturali.
Secondo un’analisi effettuata da Facile.it, nell’ultimo mese di settembre le richieste di informazioni online sui piani pensionistici individuali sono triplicate rispetto al settembre 2015.
Al fine di valutare gli effetti negativi dello scenario di bassi tassi di interesse sugli enti pensionistici aziendali e professionali, l’Eiopa lancerà nel 2017 il secondo stress test sulle pensioni per analizzare gli effetti delle prolungate condizioni di mercato avverse e sulle possibili conseguenze negative per la stabilità finanziaria e sull’economia reale.
Secondo l’indagine annuale Pensions & Investments di Willis Towers Watson, il totale degli asset dei 300 più grandi fondi pensione a livello mondiale nel 2015 è diminuito di oltre il 3% (rispetto ad una crescita di oltre il 3% nel 2014), raggiungendo il valore totale di 14,8 trilioni di Euro. Nonostante questo calo, il primo dall’inizio della crisi finanziaria globale, la crescita cumulata del risparmio da allora è quasi del 19%.
Secondo l’edizione 2016 dello studio Mind The Gap realizzato dal gruppo Aviva, ammonta a 99 milioni di euro (circa il 6% del PIL italiano) la cifra dovranno risparmiare annualmente i 25 milioni di italiani che andranno in pensione tra il 2017 e il 2057, per assicurarsi uno standard di vita adeguato al termine della vita lavorativa.
“Il problema vero che abbiamo oggi in Italia è quello dell’equità e non quello della sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico”. Lo afferma il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un’intervista a Rai3,aggiungendo che: “Ci sono delle persone che hanno dei trattamenti pensionistici, o hanno dei vitalizi, come nel caso dei politici, che sono del tutto ingiustificate alla luce dei contributi che hanno versato in passato. Abbiamo concesso per tanti anni questo trattamento privilegiato a queste persone”.
Secondo una ricerca condotta da YouGov per conto di Old Mutual Wealth (OMW) nel Regno Unito tra più di 1.600 individui di età compresa tra i 50 e i 75 anni, più del 30% di coloro che ancora non sono in pensione si aspetta di dover continuare a lavorare part-time anche dopo il ritiro ufficiale, per far fronte alle esigenze economiche di lungo termine. La stessa indagine nel 2015 aveva riscontrato il 26% di rispondenti che dichiarava le stesse intenzioni.
Dal sistema pensionistico retributivo al contributivo, dalla riforma Amato alla Fornero. Tutto è cambiato in poco più di dieci anni e oggi più che mai il cittadino che guarda al futuro dopo il lavoro si pone una serie di questioni tutt'altro che scontate: quando potrò andare in pensione e con quanto? Posso andarci prima?
La reazione dei consulenti finanziari indipendenti (i cosiddetti IFA, Independent Financial Advisers) all’intenzione del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea è stata di forte preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda la situazione patrimoniale dei cittadini britannici che vivono e lavorano in altri stati comunitari, i cosiddetti “Expat”.
Si svolgerà a Fermo il prossimo mercoledì 18 maggio (presso l’Hotel Royal a Casabianca di Fermo, Piazza Piccolomini 3, dalle ore 9.00) il meeting “Come salvare le nostre pensioni”, che vedrà protagonisti, insieme, gli agenti pensionati e quelli operativi.
Pensioni, flessibilità selettiva: Governo studia 3 anticipi. “Per le pensioni anticipate è possibile un piano di interventi calibrati su tre tipologie. Potrebbe essere leggermente penalizzato chi esce spontaneamente, mentre si dovrebbero prevedere aiuti ai disoccupati. Per le ristrutturazioni, invece, potrebbe pagare l’azienda”.
Nel 2014 i pensionati sono risultati pari a 16,3 milioni (-134.000 rispetto al 2013) e percepiscono in media un reddito pensionistico lordo di circa 17.000 euro (+400 euro circa su anno). Le donne sono il 52,9% e ricevono mediamente importi di circa 6.000 euro inferiori a quelli maschili.
Se è vero che la pensione è un diritto, quali sono i nostri obblighi? Una domanda che solleva altre questioni, come il ruolo dello Stato per sostenerlo, i rischi per i singoli lavoratori nel libero mercato dei fondi pensione e il problema di come garantire una maggiore equità pensionistica tra generazioni diverse.