
“Emergenza Cybercrime: guadagnarsi la fiducia dei consumatori di fronte alle minacce online” è il titolo di una ricerca effettuata da Affinion, multinazionale specializzata in soluzioni di customer engagement e sviluppo di soluzioni di cyber security.
Dall’analisi dei risultati è evidente la crescita dei timori legati al cybercrime: data-breach, ransomware, hackers sono termini ormai diventati familiari. Nell’ultimo anno, la preoccupazione per il cybercrime è aumentata in tutti i Paesi analizzati: il Brasile guida la classifica (87%) seguito dagli USA con il 75% di intervistati preoccupati. In Europa, il livello di Francia, Spagna, Italia e Regno Unito si attesta tra il 60 e il 73%, in netto contrasto con i Paesi nordici, in cui si registra un livello relativamente più basso, con ad esempio il 40% in Svezia ed il 42% in Finlandia.
In generale, furti (52%) e aggressioni (54%) preoccupano meno dei furti informatici (61%). Nonostante le persone tra i 18 e i 24 anni temano di più i reati tradizionali, dai 35 anni il cybercrime è percepito come il rischio maggiore.
In Italia, dove la preoccupazione si attesta al 63%, il 39% degli intervistati ha subito un reato o conosciuto una vittima del cybercrime (in linea con la media globale). I nostri connazionali sono più preoccupati dal furto d’identità (81%) e dall’hacking dei social media (80%). Tra i crimini più temuti seguono poi le transazioni fraudolente bancarie o su carta di credito (71%), false chiamate, mail e sms (70%), il furto dell’account e gli acquisti online fraudolenti (68%).
Il furto dell’account e quello d’identità sono i crimini informatici in cui la preoccupazione è cresciuta maggiormente negli ultimi dodici mesi.
Malgrado ciò, sottolinea Affinion, i consumatori non sempre sanno come tutelarsi: il 33% degli intervistati non si rende conto che l’utilizzo della stessa password per più account è pericoloso. Per questo è probabile che si affideranno ad aziende di fiducia per tutelarsi.
Il 69% si è dotato di una protezione software ed il 58% ha attivato un firewall. L’utilizzo di strumenti più sofisticati, quali quelli dedicati alla protezione dell’identità digitale, risulta tuttavia decisamente meno diffuso.
Il 55% degli intervistati non ha la certezza di poter prevenire un reato informatico e solo la metà ritiene di poterlo rilevare. Ancora più sorprendente è il fatto che il 75% di essi ritiene di non poter risolvere le conseguenze.
Il furto d’identità è inoltre causa del maggior potenziale di stress e danno per i consumatori; infatti, non solo possono incorrere in perdite finanziarie dirette, ma anche dover ripagare debiti o acquisti fraudolenti fatti dai criminali utilizzando la loro identità. La cosiddetta “impersonificazione” potrebbe compromettere seriamente la reputazione delle vittime e avere profondi impatti sulla loro vita professionale e personale per mesi o anni.
Solo il 25% degli intervistati dichiara di poter far fronte in autonomia ad un crimine informatico, il che rappresenta una sfida per le aziende che decidono di supportare i propri clienti in caso di minacce e rischi cyber.
“I dati rivelano – spiega Antonio Di Salvo, Country Manager di Affinion – che includere nel servizio bancario, nella polizza o nel contratto stipulato dal cliente, una soluzione per la protezione dell’identità digitale, rappresenta un elemento di customer engagement distintivo nella scelta da parte del consumatore”.