
Il 78% delle abitazioni italiane è esposto a un rischio catastrofale di alta o media intensità, tra terremoti o alluvioni.
È quanto emerge da un’indagine presentata venerdì scorso da Ania, in occasione della Giornata internazionale per la riduzione dei danni catastrofali. Inoltre, secondo un’indagine demoscopica (Gfk Eurisko) in Italia solo il 17% delle famiglie crede di essere esposta a rischi catastrofali, a fronte di un 83% che non crede o non sa di correre rischi. La presidente di Ania, Maria Bianca Farina, ha sottolineato come l’associazione sia pronta a sedersi a un tavolo, insieme agli altri attori per affrontare e analizzare il problema.
Dal report di Ania si evince inoltre che 6 dei 10 terremoti europei più costosi nel periodo 1970-2016 sono avvenuti in Italia.
Dai dati elaborati dall’associazione tra le imprese assicuratrici risulta che il 35% delle abitazioni è situato in zone ad alta pericolosità sismica e questa percentuale sale a quasi il 55% quando si considera il rischio alluvionale.
A fronte di queste percentuali, l’estensione delle polizze incendio a copertura delle catastrofi naturali continua a essere marginale. Gli italiani, in maggioranza, sono comunque favorevoli ad una copertura assicurativa se questa è in grado di garantire risarcimenti certi in tempi rapidi e corrispondenti al valore di ricostruzione delle abitazioni.
Al 30 settembre 2016 risultavano attive 435 mila polizze per la copertura del rischio terremoto o del rischio alluvione (o di entrambi) pari a 610 mila abitazioni.
Anche se, in meno di un decennio, “il numero delle coperture sulle catastrofi naturali è’ molto cresciuto (nel 2009 si stimavano 20 mila polizze per circa 35 mila abitazioni), in termini assoluti, l’ombrello assicurativo protegge appena il 2% delle abitazioni private. Quanto al costo di una polizza, Farina ha spiegato che “per un casa di 100 metri quadri, se tutti si assicurassero, il costo sarebbero di 100 euro all’anno. Oggi, visto che non c’è un vero sistema mutualistico, il prezzo varia in relazione alla zona dove si abita”. A nostro giudizio, ha aggiunto Farina, la soluzione per il problema “non è obbligare una persona ad assicurarsi, ma studiare un sistema globale”.