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Secondo un’indagine condotta da Aon Employee Benefits oltre un terzo (37%) dei datori di lavoro britannici non è consapevole dell’impatto che lo stato di salute dei propri dipendenti può avere sulla propria attività.
Allo stesso tempo solo il 30% possiede – e attua – una strategia predefinita di prevenzione e assistenza sanitaria, contro il 40% dei titolari di un’attività lavorativa nell’area EMEA (Europa, Medio Oriente a Africa).
Anche coloro che percepiscono l’importanza di tutelare la salute dei lavoratori, tuttavia, attuano provvedimenti che non sono in linea con la gravità percepita. Il 63% dei datori di lavoro che si dichiarano “sensibili” alla tematica ritiene che lo stress e la salute mentale siano la prima cosa da tenere sotto controllo, mentre lo stato di salute fisica è solo al secondo posto della classifica – riconosciuto come un problema dal 53% del campione. Nella pratica però il 57% dei titolari investe in programmi e servizi mirati al benessere fisico dei dipendenti, mentre solo il 41% ha attivato attività di supporto psicologico. La misura delle soluzioni attuate contrasta quindi con la percezione del problema.
Matthew Lawrence, chief broking officer di Aon, ha così commentato i risultati dello studio: “L’utilizzo di strumenti analitici avanzati che permettano di rilevare ed elaborare dati inerenti alla realtà è fondamentale. Solo in questo modo i datori di lavoro possono avere la giusta percezione delle condizioni di salute dei loro dipendenti, e di conseguenza attuare le soluzioni più efficaci per il contenimento dei danni derivanti da performance lavorative di scarso livello”.