
Presentati lo scorso 31 maggio a Berlino i risultati dell’ ARAG Digital Risks Survey, il primo studio transnazionale delle conseguenze del bullismo commissionato dal gruppo ARAG. La crescente digitalizzazione comporta la necessità di affrontare nuovi rischi, tra i quali spicca il cyberbullismo, problema sempre più pressante che si sta evolvendo in tutta Europa
Paul-Otto Faßbender, CEO del Gruppo ARAG, sintetizza una delle conclusioni chiave dell’indagine commissionata dalla Compagnia: "modelli di comportamento incentrati sulla sistematica violazione dei diritti personali sono dimostrati, appresi e applicati attraverso il cyberbullismo e la cyber-violenza".
L’ARAG Digital Risks Survey analizza i punti di vista dei principali studiosi di fama internazionale di Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Spagna e Stati Uniti.
Questi, in sintesi, i principali risultati dell’indagine:
- l'erosione dei diritti personali in Internet sta accelerando rapidamente;
- né in Germania né in altre parti del mondo questa tendenza attira l'attenzione che merita, sotto forma di misure preventive e correttive;
- i fornitori di piattaforme di social media non riescono a far fronte alle loro responsabilità di fornire una protezione adeguata per le vittime di bullismo;
- l'assenza di empatia digitale rende forti i cyber-persecutori. È molto probabile che i modelli di comportamento propri del cyberbullismo vengano poi applicati anche "offline", nella vita reale;
- cyberbullismo e cyber-violenza si sono evoluti da fenomeni di cultura giovanile a un problema sociale che colpisce tutte le età.
"I risultati sono allarmanti e non possono fare altro che spaventarci. Il cyberbullismo rischia di diventare la bomba a orologeria di Internet perché i bambini e gli adolescenti non sono le uniche persone indifese che sono esposte al fenomeno. Anche gli adulti stanno diventando sempre più vittime di cyberbullismo", ha dichiarato la dottoressa Catarina Katzer Direttrice dell'Institut für Cyberpsychologie e Medienethik di Colonia e autrice dello studio Smartphone come armi digitali.
Il 93% dei ricercatori intervistati conferma che il cyberbullismo sta diventando sempre più mobile. Gli smartphone sono gli strumenti più comunemente utilizzati in tutti i paesi per diffondere attacchi di cyberbullismo. La costante disponibilità di questi dispositivi riduce significativamente la soglia di inibizione. Foto e video scaricati potenziano l'impatto dannoso e la pressione psicologica. Gli smartphone possono essere considerati come vere e proprie "armi intelligenti".
I bambini e gli adolescenti sono esposti ai rischi più gravi / le vittime di cyberbullismo stanno crescendo progressivamente tra i più giovani.
Il cyberbullismo ha un impatto particolarmente aggressivo sui bambini più piccoli. La consistente esposizione della popolazione, la tipologia inesauribile degli attacchi e l'assenza di rifugi sicuri causano danni molto gravi. L’84% degli esperti intervistati considera questo aspetto come una bomba a orologeria virtuale con potenziali effetti incalcolabili.
Nelle scuole e nelle famiglie la prevenzione è insufficiente.
Nel complesso, in tutti i paesi esaminati gli interventi di prevenzione nelle scuole risultano carenti. Solo in Gran Bretagna sono in vigore piani d'azione nazionali volti a combattere il bullismo nelle scuole. La Norvegia da 10 anni obbliga le scuole a realizzare programmi di prevenzione. Gli olandesi hanno adottato questo approccio un anno fa. Il 94% degli intervistati richiede l'applicazione di un approccio olistico alla "gestione della prevenzione", con strutture e sistemi a livello nazionale.
Anche in ambito business il cyberbullismo sta aumentando ad un ritmo allarmante.
Il fenomeno si sta progressivamente diffondendo anche tra gli adulti e con conseguenze sempre più gravi. Oltre il 90% degli studiosi intervistati prevede un progressivo aumento del cyberbullismo, a livello internazionale, anche nelle aziende.
La richiesta ai social media provider di installare obbligatoriamente un pulsante SOS.
Le persone che si sentono indifesi ed esposti ad attacchi da bulli, dovrebbero poter accedere ad un servizio di assistenza alla persona tramite un pulsante SOS, che gli operatori di piattaforme di social media sarebbero obbligati ad installare e a finanziare: questa la proposta degli studiosi intervistati.
La classifica di prevenzione per nazioni: la Gran Bretagna è al primo posto, la Germania si posiziona al centro del gruppo, l’Italia è in forte ritardo.
Se si dovesse elaborare una graduatoria per nazioni, per le attività di prevenzione nelle scuole la Gran Bretagna risulterebbe come il leader indiscusso. La Germania si posiziona a centro classifica mentre in Italia siamo in ritardo, molto indietro rispetto agli altri paesi, in compagnia di Polonia e Spagna. Siamo in fondo alla lista quando si tratta di attuare misure di prevenzione, di creare reti e di sviluppare strumenti per la prevenzione.
Un programma di 10 punti dovrebbe contribuire ad alleviare il problema. La prevenzione e una "cyberbullyng law" giocheranno un ruolo chiave.
Gli esperti che hanno partecipato all’indagine fanno appello con forza per la realizzazione di un catalogo di misure preventive, indicando come elementi essenziali:
- l'obbligo vincolante per le scuole di stabilire programmi di prevenzione (misura divenuta legge nei Paesi Bassi dal 2015);
- l’introduzione di reti scolastiche regionali in cui gli istituti possano collaborare per sviluppare programmi di prevenzione;
- l'emanazione di una "cyberbullyng law" che permetta di coprire anche il cyberbullismo in ambito business.