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Coface: indagine 2016 sui pagamenti nell’area Asia e Pacifico

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Martedì, 25 Luglio, 2017 - 08:47
Autore: Araldo

L’ultima indagine annuale di Coface sul comportamento di pagamento ha preso in analisi 2.795 imprese di Asia e Pacifico focalizzandosi su 8 Paesi: Australia, Hong Kong, India, Giappone, Singapore, Taiwan, Tailandia e su 11 settori di attività.

  • Il 64% delle imprese intervistate hanno registrato dei ritardi di pagamento nel 2016 
  • Il 12,5% (+ 4,3 punti percentuali in più rispetto al 2015) registra ritardi di pagamento medi che superano i 120 giorni, il livello più alto degli ultimi quattro anni 
  • Più di un quarto hanno avuto ritardi di pagamento di durata molto lunga1
  • Deterioramento della situazione in Cina, India e Tailandia, mentre altri Paesi hanno un’esperienza di pagamento stabile 
  • I settori più a rischio sono quelli delle costruzioni, della componentistica 
meccanica ed elettronica, dell’informatica, delle telecomunicazioni e della metallurgia 

«Il 2017 dovrebbe essere un anno ancora difficile, sotto il peso dell’aumento delle incertezze globali legate al rallentamento dell’economia cinese, aggravate dalle sfide in tema fiscale dei Paesi esportatori di materie prime e dal rallentamento della politica monetaria degli Stati Uniti. Alla luce di tutti questi fattori, l’esperienza di pagamento delle imprese delle otto economie prese in esame dovrebbe restare debole», commenta Carlos Casanova, economista Coface per Asia e Pacifico.

Cina, India e Tailandia: deterioramento dell’esperienza di pagamento delle imprese

Il 64% delle imprese intervistate ha avuto dei ritardi di pagamento nel 2016. Nella regione, i rischi legati ai ritardi di pagamento sembrano continuare a crescere.

Il 2016 ha visto anche crescere la durata dei ritardi medi di pagamento. Aumenta in maniera significativa il numero delle imprese colpite da ritardi di pagamento maggiori di 120 giorni , che passa dallo 8,2% del 2015 al 12,5% del 2016.

Nel 2016, un maggior numero di imprese coinvolte (25,8% rispetto al 24,2% del 2015) hanno avuto dei ritardi di pagamento di lunga durata, per un importo superiore al 2% del loro fatturato annuale totale 1 . Più precisamente, i dati indicano un deterioramento progressivo della situazione delle imprese colpite da ritardi di pagamento di lunga durata il cui importo sia uguale o superiore al 10% del loro fatturato annuale totale. Questa percentuale è passata dal 3,4% del 2014 al 5,1% del 2015 e al 5,4% nel 2016, che ha portato a una diminuzione considerevole dei flussi di liquidità delle imprese.

Mentre la situazione si è logorata nella regione, sono emerse alcune differenze geografiche. Il più evidente aumento del rischio di mancati pagamenti è stato riscontrato in Cina, seguito da Tailandia e India. Molte imprese australiane (14%) e giapponesi (9%) hanno registrato crediti di lunga durata che superano il 2% del loro fatturato annuo, ma questo rappresenta ancora un livello relativamente basso. Si osservano dei miglioramenti a Singapore e Hong Kong, mentre la situazione è stabile a Taiwan.

La metà dei settori analizzati fronteggia aumenti dei ritardi di pagamento 

Nel 2016, il settore delle costruzioni resta il settore più a rischio nell’area di Asia e Pacifico. La quota delle imprese che registrano crediti di lunga durata (che superino il 2% del loro fatturato annuale) si attesta al 33%, il livello più elevato tra tutti i settori analizzati dall’indagine. L’instabilità generata dal rallentamento dell’economia cinese, unita all’incertezza relativa alle politiche monetarie e fiscali degli Stati Uniti, aggraverà probabilmente le prospettive economiche della regione e peserà sulle decisioni di investimento private e d’acquisto delle famiglie. Inoltre, resta alto l’indebitamento delle famiglie in alcuni Paesi dell’Asia e Pacifico (come l’Australia, la Tailandia, Singapore, la Malesia e la Corea del Sud). Ciò potrebbe ridurre la capacità di acquisto di immobili, in particolare se il tasso d’interesse aumentasse in concomitanza della politica della Federal Reserve degli Stati Uniti. Gli investimenti legati alle infrastrutture pubbliche in alcune regioni potrebbero proteggere il settore delle costruzioni dal declino del 2017.

Dopo le costruzioni, il settore dei macchinari industriali e dell’elettronica è il secondo settore più vulnerabile nel 2016. La parte delle imprese che hanno registrato mancati pagamenti di lunga durata superiori al 2% del loro fatturato annuale resta elevata nel 2016 (32%). Ciò fa presagire dei rischi importanti per il settore e che il 2017 sarà probabilmente ancora una volta un anno difficile. Fattori pro ciclici sono conferma di una domanda dormiente per la restante parte dell’anno, a causa del rallentamento dell’attività in Cina e del calo delle spese in capitale nella regione Asia e Pacifico. Dei segni di sovraccapacità in Cina e una considerevole frammentazione del mercato fa pensare a un intensificarsi della concorrenza. Inoltre, il ritorno delle pressioni deflazioniste sui principali mercati asiatici, tra cui la Cina (dove l’inflazione dei prezzi di produzione è rallentata da febbraio), potrebbe comprimere i margini.

I rischi di insolvenza sembrano aver deteriorato il settore dell’IT e delle telecomunicazioni, la percentuale più alta di partecipanti all’indagine (68% nel 2016, rispetto al 63% nel 2015) hanno segnalato un aumento dei ritardi di pagamento. In alcune economie della regione, gli investimenti in infrastrutture pubbliche, come alcuni grandi progetti strategici (come l’iniziativa cinese «Una cintura, una via»), si tradurranno nei prossimi anni in un rinnovamento della domanda. Questo rinnovamento produrrà un solo risultato, in particolare per le telecomunicazioni. Inoltre, una forte concorrenza sul mercato IT, associata a un deterioramento della situazione della liquidita, probabilmente favorirà le fusioni – acquisizioni nel 2017.

Mentre il settore dei metalli resta uno dei maggiormente esposti al rischio 2016, l’attività è rilanciata da una ripresa del costo delle materie prime. Il settore dovrà probabilmente continuare a confrontarsi con delle sfide nel 2017. L’economia cinese comincia a mostrare dei segnali di rallentamento e le autorità mettono in opera delle misure per limitare la speculazione e la domanda immobiliare. Ciò potrebbe provocare una caduta dei prezzi dei metalli che si ripercuoterebbe sui margini. La ristrutturazione del settore continuerà, in seguito alla fusione del Baosteel e del Wuhan nel 2016. Sono attese nel 2017 la chiusura delle imprese fantasma in Cina nel settore dell’acciaio e l’aumento delle fusioni – acquisizioni.

“I dati dell’ultima survey annuale sui ritardi di pagamento nella regione Asia-Pacifico ci suggeriscono un atteggiamento prudeziale nei confronti della congiuntura macro-economica della regione, ancora soggetta ai rallentamenti dell’economia cinese e agli impatti delle politiche della FED”, sottolinea Ernesto De Martinis, CEO di Coface Italia. “In questo senso, i dati dell’indagine rivestono particolare importanza e vanno tenuti strettamente sotto monitoraggio, anche per valutarne i possibili impatti su alcuni settori-chiave dell’economia della regione”, aggiunge De Martinis.

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Tag: 
Asia
Pacifico
Coface
Pagamenti
ritardi pagamenti

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