
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha superato ogni precedente, con dazi reciproci oltre il 100% che rischiano di bloccare gli scambi tra le due economie più grandi del mondo, sottolinea un report di Coface.
L’imposizione di tariffe su prodotti chiave – dall’abbigliamento cinese ai beni agricoli e tecnologici statunitensi – sta già avendo effetti destabilizzanti, con il rischio concreto di recessione per gli USA e ripercussioni globali. Donald Trump difende la sua linea protezionista, sostenendo che i dazi servono a riequilibrare il deficit commerciale e a riportare la produzione in patria, ma le conseguenze potrebbero essere pesanti: inflazione al 4%, disoccupazione in aumento e interruzioni nelle catene di approvvigionamento, soprattutto nei settori auto, chimico ed elettronico.
Lo scenario più preoccupante è una crisi di fiducia nei confronti del dollaro, con segnali già visibili nel calo della valuta e nella fuga di capitali dai mercati USA. Intanto, la Cina cerca di tamponare l’impatto puntando sul mercato interno, che rappresenta l’81% del fatturato industriale, ma le misure di stimolo potrebbero non bastare se le tensioni proseguiranno. I partner commerciali di entrambi i Paesi, dall’Europa al Sud-est asiatico, sono costretti a rivedere le loro strategie, bilanciando tra protezionismo e alleanze per evitare di rimanere schiacciati nello scontro. Pechino potrebbe cercare accordi alternativi con Paesi orientati al multilateralismo, ma dovrà prima convincerli a fidarsi, magari autolimitandosi per evitare accuse di dumping. Intanto, l’economia globale trema. “Quella in corso tra Stati Uniti e Cina non è più soltanto una guerra commerciale: è il segnale concreto di un possibile riassetto strutturale dell’economia globale”, afferma Ernesto De Martinis, Ceo Regione Mediterraneo & Africa Coface. “Quando due potenze che insieme rappresentano oltre il 40% del PIL mondiale si impongono reciprocamente dazi superiori al 100%, mettono seriamente a rischio uno dei canali vitali del commercio internazionale. Colpisce la velocità con cui si è passati da un’escalation graduale a una vera e propria accelerazione esponenziale, che sta generando un clima di incertezza pericoloso per gli investimenti e per la tenuta della crescita a livello mondiale”.