
Secondo i dati comunicati dal presidente della Covip Mario Padula durante la relazione annuale a fine 2016 il patrimonio di tutte le forme pensionistiche complementari ha superato i 151 miliardi di euro (+7,8% sul 2015), ammontare che rappresenta il 9% del Pil del Paese e il 3,6% delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
I contributi raccolti sono stati 14,2 miliardi, di cui il 75% confluiti nelle forme previdenziali di nuova istituzione. Il flusso dei contributi destinato ai fondi pensione aperti e ai Pip è cresciuto dell’11% mentre crescono solo del 3,4% i fondi negoziali.
Il flusso di Tfr versato ai fondi pensione, pari a 5,7 miliardi, sottolinea la Covip, costituisce il 40% circa dei flussi contributivi destinati alla previdenza complementare.
I rendimenti medi, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si sono attestati nel 2016 al 2,7% nei fondi negoziali e al 2,2% nei fondi aperti.
Nello stesso periodo il Tfr si è rivalutato, al netto delle tasse, dell’1,5%. Su un periodo di osservazione più ampio (2008-2016), che tiene conto della crisi globale, il rendimento netto medio annuo dei fondi pensione negoziali è stato del 3,4%, dei fondi aperti del 2,9%; nei Pip è stato del 3% per le gestioni di ramo I e del 2,2% per le gestioni di ramo III. La rivalutazione del Tfr nello stesso arco temporale è stata del 2,2%.
In aumento gli aderenti alla previdenza complementare che alla fine del 2016 contava su un totale di circa 7,8 milioni di iscritti, con adesioni in crescita del 7,6%.