In Italia i lavoratori vanno in pensione mediamente a 64,2 anni, secondo il rapporto annuale dell'Inps. L’analisi dell’Istituto ritiene che l'elevato livello di spesa per pensioni riflette due caratteristiche del sistema previdenziale italiano: “. La prima riguarda l'età di pensionamento: nonostante l'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia sia a 67 anni, il livello più alto nell'UE, l'età effettiva di pensionamento è ancora relativamente bassa (64,2), a causa dell'esistenza di numerosi canali di uscita anticipata dal mercato del lavoro”.
Il secondo fattore che contribuisce a far lievitare la spesa è “la generosità del sistema, che può essere misurata in termini di tasso di sostituzione delle pensioni, ovvero di rapporto tra pensione e ultimo stipendio percepito prima del pensionamento”. il tasso di sostituzione della pensione rispetto all'ultima retribuzione percepita prima del pensionamento è, infatti, tra i più elevati in UE, quasi 15 punti percentuali sopra la media europea. Va tenuto conto che le riforme adottate negli anni '90, con l'introduzione del sistema di calcolo contributivo “sono state implementate gradualmente”, quindi l'effetto “sta iniziando a farsi notare solo ora”.
Nel 2023, lo stock di pensioni è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2022. I pensionati erano circa 16,2 milioni, di cui il 52% donne e l'importo lordo della spesa pensionistica era poco sotto i 347 miliardi di euro, di cui 338 miliardi di euro per pensioni erogate dall'Inps. Oltre la metà della spesa pensionistica totale – si legge ancora nel Rapporto – è stata per pensioni di anzianità e anticipate, seguite da pensioni di vecchiaia e pensioni al superstite. Le prestazioni assistenziali (agli invalidi civili e pensioni/ assegni sociali) hanno assorbito l'8% del totale.
L'importo lordo mensile medio delle prestazioni pensionistiche nel 2023 è aumentato del 7,1% rispetto all'anno precedente, per effetto almeno in parte della perequazione. Gli importi sono stati rivalutati sulla base dell'indice Istat del costo della vita che ha registrato un aumento pari all'8,1%.
In termini di composizione, le prestazioni assistenziali liquidate sono cresciute del 5,7% rispetto all'anno precedente, mentre quelle previdenziali sono diminuite del 4,7% per effetto di una forte riduzione delle pensioni anticipate (-15,5%), in parte legato al progressivo inasprimento dei requisiti delle quote che erano state introdotte temporaneamente a partire dall'anno 2019 con Quota 100.
Il rapporto dell’Inps spiega che lo scenario demografico attuale, caratterizzato dall'aumento dell'età media della popolazione, dal calo della fecondità e dalla riduzione della popolazione in età lavorativa, non compensati dall'immigrazione, sta determinando un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti. Il processo di invecchiamento, comune agli Stati membri dell'Unione europea, influenza negativamente la sostenibilità economica di quasi tutti i sistemi previdenziali, soprattutto laddove l'incidenza della spesa pensionistica rispetto al prodotto interno lordo è elevata. Nel 2021, l'ultimo anno in cui sono disponibili dati confrontabili, la spesa previdenziale italiana si è attestata al 16,3% del PIL, un livello inferiore solo a quello della Grecia, a fronte di una media europea del 12,9%.