Le potenzialità dei cyber risk sono talmente elevate che le capacità del settore assicurativo potrebbero non bastare per garantire una tutela adeguata.
Secondo CyberCube, i senior manager assicurativi temono che la dipendenza del mondo dalle tecnologie online sia cresciuta a un livello talmente alto da poter superare le stesse capacità di tutela e protezione del settore assicurativo. Questo è stato il succo di una serie di interviste condotte dal Ceo di CyberCube Pascal Millaire per la serie di webinar “NetDiligence” realizzati dall’azienda.
“Credo che alla fine avremo bisogno di una sorta di partnership pubblico-privato, che si tratti di un Pool Re o di un Pandemic Re di qualche tipo, di un Cyber Pandemic Re”, ha detto a Millaire il presidente e Ceo di Axis Capital, Albert Benchimol: “Non so se ci sia abbastanza capitale nel settore per sostenere totalmente i danni economici. Il Covid-19 è stato un ottimo esame per misurare il grado di esposizione al rischio. Proviamo a immaginare di spegnere tutti i nostri device tecnologici, i nostri sistemi IT per un mese. Quale sarebbe l’ammontare del valore economico perso dall’intera società”?
Secondo Benchimol, l’industria dovrebbe considerare l’accumulo del rischio cyber, come “una sorta di Covid dopato”. Il Covid è un evento naturale e “un virus non colpisce mai un singolo Paese piuttosto che un altro”.
Munich Re detiene una quota del mercato assicurativo cyber del 10% circa, pari a 7 miliardi di dollari. Il responsabile underwriter del colosso riassicurativo, Stefan Golling, ha spiegato a Millaire che il mercato alternativo dei capitali potrebbe avere un ruolo importante a sostegno del mercato. “Nella sfera cyber sono compresi rischi sistemici che potrebbero spingere la capacità del mercato oltre i suoi limiti di assorbimento. Stiamo vedendo i primi segnali di interesse dei mercati alternativi del capitale verso i prodotti cyber e sono sicuro che nel giro di un paio di anni questo interesse crescerà di molto. Sicuramente dovremo parlare anche di partnership pubblico-privato per aumentare il capitale a copertura dei rischi cyber”.
Anche Sean Ringsted, chief risk officer e chief digital officer di Chubb, ha convenuto sulla necessità di una partnership pubblico-privato. “Il settore assicurativo può fare di più e farà di più, perché è quello che chiedono i clienti. Allo stesso tempo credo che sia arrivato il momento di aviare una seria discussione sui partenariati pubblico-privato per poter affrontare alcuni “tail risk” significativi che potrebbero potenzialmente affacciarsi al sorgere di alcuni scenari particolari”.