
Il settore della mobilità sta conoscendo un periodo di grande trasformazione. Lo vediamo tutti i giorni che le cose stanno cambiando sull’onda lunga delle tecnologie innovative che portano con sé esigenze sempre nuove.
Uno dei casi più noti è rappresentato da Uber che è più volte entrato nel mirino delle istituzioni. Il motivo? Uber opera in un territorio regolato da norme stabilite decenni fa, quando nessuno avrebbe potuto immaginare le evoluzioni odierne. Ecco dunque che chi svolge un’attività come quella del tassista sente minacciato il proprio business dall’arrivo di un player che opera in modo differente, non sottoposto alle stesse rigide imposizioni.
Ora però ecco che Uber si trova davanti a un bivio perché la Corte di giustizia UE è chiamata a dirimere una controversia nata a Barcellona tra l’associazione locale dei taxi e Uber. Presto potrebbe infatti essere riconosciuto come un servizio digitale al quale le leggi nazionali, inclusi i regolamenti comunali sui taxi, non potranno imporre limitazioni ingiustificate: così si arriverebbe, di fatto, alla liberalizzazione dei taxi.
Oppure potrebbe essere considerato come un servizio di trasporto come altri, soggetto ad autorizzazioni, controlli tariffari o addirittura ad obblighi lavoristici verso gli autisti. Il che decreterebbe la fine di Uber, almeno nella forma con cui abbiamo conosciuto quest’applicazione fino ad ora.