Data protection
Secondo una indagine condotta da Kaspersky Lab che ha coinvolto 11.887 utenti in tutto il mondo, 458 dei quali italiani, oltre un terzo degli utenti internet a livello globale è disposto a consentire l’accesso ai propri dati personali in cambio di denaro (il 39%, sia a livello globale sia italiano).
Secondo Federprivacy, un sito internet su due dei Comuni italiani ha problemi di sicurezza e mette a rischio gli utenti.
Dal cybercrime alla perdita di dati, passando per lo stalking e il bullismo online: cosa coprono e come funzionano le polizze messe a punto dai principali player.
Secondo il sondaggio commissionato da Acronis in occasione del World Backup Day, il 65,1% del campione ha perso dati nel 2018 in seguito a un’eliminazione involontaria, un guasto o un problema software, con un aumento del 29,4% rispetto allo scorso anno.
Continua il periodo difficile di Facebook che ha ammesso di aver memorizzato le password di centinaia di milioni di utenti in chiaro.
Si chiama Vis-à-bit, la startup italiana che ha annunciato la disponibilità per tutte le aziende del settore bancario e assicurativo degli innovativi servizi di video identificazione e VideoFirma, che rendono possibile identificare e garantire l’operatività a distanza per qualsiasi cliente finale, comodamente e in completa sicurezza su qualsiasi smartphone o dispositivo mobile.
Secondo i risultati di uno studio della società statunitense di cyber security Duo Labs realizzato con CRXcavator, un tool sviluppato per scandagliare il negozio di Chrome, l’85% delle estensioni compatibili con Chrome richiedono all’utente l’autorizzazione per accedere ai suoi dati, salvati su qualsiasi sito web.
Il dibattito è aperto da qualche tempo: ti fideresti a lasciare i tuoi dati medici nelle mani dei colossi del web? Un sondaggio realizzato qualche mese fa negli Stati Uniti da Rock Health su un campione di 4.000 cittadini, dimostra che gli americani non si fidano proprio.
Nel 2018, il 75% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni nell’Unione europea ha usato uno smartphone per scopi privati. Il 28% dei quali, quando ha utilizzato o installato un’app, non ha mai limitato o rifiutato l’accesso ai suoi dati personali.
Gli attacchi informatici e la perdita/violazione dei dati dominano la lista dei pericoli più temuti dai dirigenti, a dimostrazione che i rischi informatici hanno ormai soppiantato le indagini di qualsiasi tipo nelle preoccupazioni del top management.
Quora, il famoso portale di domande e risposte ha subito un attacco hacker lo scorso venerdì. Oltre 100 milioni di account sono stati violati.
La catena degli alberghi Marriott ha reso noto che il sistema di prenotazione degli ospiti è stato violato da un attacco hacker che ha messo potenzialmente a rischio i dati personali di circa 500 milioni di clienti.
Per Uber arriva una stangata da 1 milione di euro, frutto della doppia sanzione dei Regulator di Olanda e Regno Unito che hanno ritenuto la società colpevole di non aver protetto le informazioni riguardanti i suoi utenti e di non aver comunicato l’attacco cyber subito nel 2016 in cui furono sottratti i dati di milioni di clienti di tutto il mondo.
Nell’era dell’economia digitale, il tema della sicurezza dei dati è di fondamentale importanza. Secondo un report dell’associazione degli industriali britannici (CBI) il modo in cui le aziende trattano i dati personali sono diventati la prima preoccupazione per i potenziali clienti e per i partner commerciali.
Lo scandalo che ha travolto il gigante dei social media Facebook sepolto da critiche feroci e azzoppato in borsa per non aver protetto i dati degli utenti è stata una delle notizie principali delle ultime settimane, ripresa dai media di tutto il mondo.