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Cervelli hackerati per rubare la memoria: fantascienza? No, la tecnologia di base esiste già

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Mercoledì, 31 Ottobre, 2018 - 09:42
Autore: Gillespie

Secondo una nuova indagine condotta dai ricercatori di Kaspersky Lab e del Functional Neurosurgery Group dell’Università di Oxford, nel futuro i criminali informatici potrebbero essere in grado di sfruttare gli impianti della memoria per rubare, spiare, alterare o controllare i ricordi umani. 

I ricercatori hanno combinato analisi teoriche e pratiche per esplorare le vulnerabilità attuali nei dispositivi impiantati usati per la stimolazione cerebrale profonda. Conosciuti come generatori di impulsi impiantabili (IPG) o neurostimolatori, questi dispositivi inviano impulsi elettrici a specifici obiettivi nel cervello per il trattamento di malattie come il morbo di Parkinson, il tremore, gravi forme di depressione e i disturbi ossessivo-compulsivi.

L’ultima generazione di questi impianti viene fornita con software di gestione per medici e pazienti, installati su tablet e smartphone disponibili in commercio. La connessione si basa su protocollo Bluetooth standard. I ricercatori hanno scoperto una serie di scenari di rischio, attuali o potenziali, ognuno dei quali potrebbe essere sfruttato dagli aggressori.

i ricercatori hanno rilevato una serie di vulnerabilità e diverse configurazioni errate in una piattaforma di gestione online usata dai chirurghi, che potrebbe condurre un utente malintenzionato a rubare dati sensibili e indicazioni sulle procedure di trattamento. Il trasferimento di dati non sicuro, o non crittografato, tra impianto, software di programmazione e qualsiasi rete associata potrebbe consentire la manomissione degli impianti di un paziente o persino di interi gruppi collegati alla stessa infrastruttura. La manipolazione potrebbe comportare modifiche alle impostazioni causando dolore, paralisi o il furto di dati personali, privati e confidenziali.

Limiti nella progettazione visto che la sicurezza di un paziente ha la precedenza sulla sicurezza informatica. Ad esempio, un impianto deve poter essere controllato dai medici in situazioni di emergenza, anche quando un paziente viene portato di corsa in un ospedale, magari lontano da casa. Questo preclude l'uso di qualsiasi password che non sia ampiamente nota al personale medico. Inoltre, questo sta a significare che, per impostazioni predefinite, tali impianti devono essere dotati di un software "backdoor".

Comportamento non sicuro da parte del personale medico: sono stati analizzati dispositivi di programmazione con software critici per i pazienti con password predefinite, utilizzate per navigare in Internet o con app aggiuntive già scaricate. Risolvere queste vulnerabilità oggi è fondamentale perché, secondo i ricercatori, nei prossimi decenni neurostimolatori sempre più avanzati e una più profonda comprensione di come il cervello umano crea e immagazzina i ricordi, accelereranno lo sviluppo e l'uso di queste tecnologie e creeranno nuove opportunità per i cybercriminali.

Entro cinque anni gli scienziati si aspettano di essere in grado di registrare elettronicamente i segnali cerebrali che costruiscono i ricordi e quindi di migliorarli, o addirittura riscriverli prima di rimetterli nel cervello. Tra un decennio, potrebbero essere disponibili sul mercato i primi impianti di potenziamento della memoria e, entro 20 anni circa, la tecnologia potrebbe essere sufficientemente avanzata da consentire un controllo esteso sui ricordi stessi. Le nuove minacce che derivano da questo scenario potrebbero includere la manipolazione di massa di gruppi di persone attraverso memorie impiantate o cancellate di eventi o conflitti politici; mentre la nuova versione delle minacce attuali potrebbe riguardare il furto, la cancellazione o il blocco dei ricordi, magari in cambio di un riscatto.

Tag: 
Cervello
Hacker
Cyber Crime
Cyber Security

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