Le aziende si stanno impegnando ad aumentare il focus sui programmi legati alla salute e alla produttività, ma la mancanza di una strategia generale potrebbe ostacolare i risultati
Secondo l’indagine Staying@Work condotta da Willis Towers Watson, l’adesione dei dipendenti ai programmi aziendali legati alla salute rimane bassa: nell’ultimo anno, infatti, solo il 50% ha partecipato alle attività benessere o ai programmi di management focalizzati sul tema salute.
Inoltre, il 47% dei datori di lavoro italiani ritiene che la mancanza di budget e di staff, così come gli insufficienti incentivi finanziari (38%), stiano ostacolando il proprio approccio nei confronti della salute e della produttività della propria forza lavoro. Questo nonostante la maggioranza - il 79% - consideri importanti i miglioramenti in tema di salute per la produttività delle proprie aziende.
La ricerca mostra, inoltre, le tre questioni legate alla salute che più preoccupano i datori di lavoro in Italia: stress dei dipendenti (53%), obesità (47%) e assenteismo (44%). In risposta a queste problematiche, le aziende hanno già dato inizio ad una serie di programmi, tra cui: assessment dei rischi legati alla salute (67%), training in azienda per uno stile di vita sano (59%), ambulatori clinici in azienda o nelle vicinanze (50%) e supporto alla maternità (50%).
Afferma Guido De Spirt, Country Manager Italia di Willis Towers Watson: “I rischi connessi alla salute possono avere un effetto negativo profondo e duraturo sia nelle prestazioni individuali che in quelle aziendali. I datori di lavoro consapevoli dei rischi che i propri dipendenti corrono, adottando una strategia di insieme per la salute e la produttività, hanno maggiori possibilità di successo rispetto a quelli che, invece, decidono di impiegare un approccio dispersivo, offrendo solo programmi individuali e disconnessi.”
Secondo lo studio, la larga maggioranza dei datori di lavoro italiani (l’89%) prevede che il proprio impegno nei programmi legati alla salute e alla produttività aumenterà nei prossimi tre anni; il 75% di essi si focalizzerà principalmente su delle strategie che contribuiscano a costruire una cultura della salute e del benessere all’interno della propria forza lavoro. Tutto questo, nonostante oltre la metà (il 63%) non abbia ancora adottato una strategia sulla salute e sulla produttività e il 67% non utilizzi strategie di misurazione a supporto di una valutazione pluriennale.
Andrea Scaffidi, Senior Consultant di Willis Towers Watson Italia, prosegue: “Chi fissa obiettivi misurabili all’interno delle proprie strategie si trova poi nella posizione migliore per sviluppare programmi targettizzati e coordinati. Tuttavia, coloro che misurano solo metriche ristrette, come la presenza, potrebbero perdere di vista il quadro completo della situazione. Per assicurarsi che gli obiettivi siano stati raggiunti, infatti, sono essenziali metriche più ampie che tengano in considerazione elementi come il cambiamento dei rischi legati alla salute, la misurazione dell’apprezzamento dei dipendenti e il cambio di engagement al lavoro degli stessi”.
Andrea Scaffidi conclude: “In Italia i datori di lavoro hanno da tempo riconosciuto che la salute e la produttività della propria forza lavoro può influenzare il successo del business e creare un vantaggio competitivo. La buona notizia è che il loro impegno nei confronti della salute e del benessere dei dipendenti sta aumentando. Tuttavia, per tramutare l’impegno in azione, hanno la necessità di dare ai propri team budget, staff ed expertise necessari al fine di costruire dei programmi che garantiscano un reae vantaggio al business.”
L’indagine Staying@Work 2015/2016 di Willis Towers Watson è stata completata, tra maggio e luglio 2015, in Nord America, America Latina, Europa, Medioriente e Asia e sottoposta a 1.669 dipendenti. L’indagine ha raccolto i dettagli delle strategie e dei programmi relativi alla salute e al benessere di ogni azienda, nel rispettivo mercato di riferimento, In aggiunta, 42 aziende multinazionali hanno risposto ad un’indagine complementare, raccogliendo le prospettive degli headquarter globali. In totale, i dati raccolti includono le risposte da 34 paesi/mercati. Il 73% dei rispondenti opera in diversi paesi, tutti operano nei maggiori settori industriali.