Dal 1970, il numero di disastri legati al clima è quintuplicato, secondo il recente report dell’ OMM (Organizzazione mondiale della meteorologia), che è un’Agenzia della Nazioni Unite.
In 50 anni (1970-2019) la crisi climatica ha provocato 2 milioni di vittime in tutto il pianeta e causato finora 3.640 miliardi di dollari di danni. In pratica ogni giorno sono morte circa 115 persone per il cambiamento climatico e si sono persi 202 milioni di dollari.
Jean-Michel Bezat, giornalista economico di “Le Monde”, ha scritto sul quotidiano francese che gli assicuratori sono ben consapevoli dei danni connessi alla siccità, piuttosto che agli incendi o ai fenomeni piovosi di grande intensità e avvertono che sarà sempre più difficile poter coprire questi rischi.
Ida e, prima di lui, Harvey (135 miliardi), Maria (100 miliardi) e Irma (55 miliardi) nel 2017, Sandy (75 miliardi), che aveva sommerso Lower Manhattan nel 2012, e Andrew nel 1992 (53 miliardi): gli uragani , come gli incendi, si susseguono negli Stati Uniti, che però non sono l’unico Paese colpito, come testimoniano le recenti alluvioni in Europa.
Gli assicuratori che già devono affrontare altri rischi sistemici come le pandemie e il cyber risk lanciano l’allarme preoccupati dal progressivo aumento dei costi di danni legati a fenomeni come siccità o incendi e avvertono che sarà sempre più difficile coprire certi rischi. Un recente stress test, effettuato dall’Autorità di controllo prudenziale del settore finanziario francese, ha concluso che l’esposizione del settore ai rischi del riscaldamento globale è “relativamente bassa”, prevedendo un aumento dei premi dal 130% al 200% entro il 2050. Nel 2015 , l’amministratore delegato di Axa aveva spiegato che “un mondo a +2°C potrebbe essere ancora assicurabile”, ma che “un mondo a +4°C di certo non lo sarebbe più”. Siamo a + 1,5°C ed è fondato il sospetto che Henri de Castries fosse troppo ottimista.