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Studi e ricerche
Swiss Re, il colosso della riassicurazione con sede a Zurigo, ha pubblicato il suo nuovo studio Sigma intitolato "Facing the interest rate challenge" e dedicato questa volta al problema dei tassi di interesse. L’analisi del gruppo elvetico esplora l’impatto dei tassi d’interesse sul business assicurativo, spiegando come mai un aumento repentino dei tassi (o un periodo prolungato di tassi d’interesse bassi) possa essere un problema per gli assicuratori.
Negli ultimi trent’anni i tassi di interesse sono andati progressivamente al ribasso, e di recente i rendimenti sui titoli di stato decennali sono scesi sotto il 2% in svariati mercati. E se questa tendenza aiuta chi ha preso soldi in prestito ed è sommerso di debiti a pareggiare i propri bilanci, la stessa cosa non si può dire degli assicuratori, per cui invece i rendimenti limitati rappresentano un notevole disagio.
In allegato è possibile consultare lo studio originale diffuso da Swiss Re.
“In caso di incidente stradale le parti coinvolte sono tenute a compilare un modulo che riporta le principali coordinate dell’incidente, i dettagli sulle vetture e i dati personali dei soggetti”. Ma cosa succede nella realtà? Solo 1 italiano su 2 (50%) compila il modulo CAI con sicurezza mentre gli altri dichiarano di trovarsi in seria difficoltà.
Euler Hermes Italia, Società del gruppo Allianz specializzata nell’assicurazione crediti, presenta un'analisi sui mancati pagamenti delle Imprese italiane, relativa al primo semestre 2012.Il rallentamento economico dell’Italia prosegue su tutti gli indicatori congiunturali facendo prevedere per il 2012 un decremento del PIL pari al – 1,8%. Al trend negativo dell’economia italiana si unisce anche l’evoluzione dei tempi di pagamento e dei debiti non onorati per le imprese che operano nel settore privato, attesi in ulteriore deterioramento.
Luglio col bene che ti voglio, cantava una nota canzone degli anni ‘60 e come ogni anno, nei mesi estivi, milioni di italiani si mettono in viaggio verso le mete di vacanza. Secondo un’indagine condotta dal Centro Studi e Documentazione Direct Line, però, solo l’8% seguirà strettamente i consigli di Società Autostrade sui giorni e gli orari più indicati per la partenza, per evitare i rischi da bollino rosso. Il 28% si metterà in auto alle prime luci del mattino, mentre il 14% posticiperà la partenza in serata, nella speranza che il caldo conceda un po’ di tregua.
Con lo spread che sfiora quota 500, il tunnel della crisi che non finisce mai e il continuo aumento del prezzo della benzina si poteva ipotizzare qualche cambiamento nelle abitudini dei vacanzieri, almeno riguardo ai mezzi utilizzati, per raggiungere le mete agognate durante tutto l’anno. Invece no. Secondo la ricerca “Stetoscopio, il sentire degli assicurati italiani” realizzata da Quixa e MPS Marketing Problem Solving, l’86% degli italiani userà l’automobile per gli spostamenti, perché garantisce maggiore indipendenza (83%) ed è abbastanza capiente per trasportare borse e bagagli (72%).
La ricerca ha suddiviso gli italiani in quattro categorie: gratificati, obbligati, scontenti e spensierati in base al loro atteggiamento sul tema ferie e auto.
Da qui al 2040 la speranza di vita dei pensionati di 65 anni si allungherà sino a 88 anni per gli uomini e 92 anni per le donne, con un sensibile incremento rispetto al dato attuale (84 anni per gli uomini e 88 per le donne). La longevità di chi percepisce una rendita pensionistica resterà superiore alla media generale dell’intera popolazione. Sono questi i dati più significativi emersi dallo studio “La mortalità dei percettori di rendita in Italia”, presentato a Roma dal Consiglio Nazionale e dall’Ordine Nazionale degli Attuari, che stabilisce una sorta di pietra miliare per tutto il sistema previdenziale e assicurativo.
Ieri, presso l’elegante cornice di Villa Necchi Campiglio a Milano, Aon Benfield Italia – leader nel brokeraggio riassicurativo – ha illustrato le problematiche relative alla disciplina Solvency II e le potenzialità degli strumenti riassicurativi di essere una leva strategica per le richieste di Capital Requirement che ne deriveranno.
Le nostre città sono come giungle per chi non ha la capacità di districarsi agevolmente tra i numerosi ostacoli presenti ovunque. Questo è ciò che l’Osservatorio Linear dei Servizi ha rilevato dall’ultima ricerca commissionata a Nextplora, che in vista delle paralimpiadi di Londra ha voluto interrogare gli italiani sui servizi dedicati ai disabili nelle proprie città e sui comportamenti scorretti da parte degli automobilisti che recano loro maggiori danni. In Italia secondo gli ultimi dati elaborati dall’Istat (La disabilità in Italia. Il quadro della statistica ufficiale. 2009) risiedono circa due milioni e 600 mila disabili, quasi il 5% per cento della popolazione italiana.
Nei primi sei mesi del 2012 l’impatto finanziario delle catastrofi naturali è in netto calo rispetto all’anno precedente. A sostenerlo è il riassicuratore tedesco Munich Re che stima in 26 miliardi di dollari i danni provocati dai circa 450 eventi catastrofali registrati a livello mondiale. Si tratta di un valore decisamente modesto a confronto dei 75,60 miliardi di dollari mediamente registrati negli ultimi dieci anni.
Anche le perdite assicurate (12 miliardi) si sono rivelate inferiori alla media, di 19,20 miliardi, dei primi sei mesi dell'ultimo decennio. Nella prima metà di quest’anno i danni maggiori sono stati provocati dai tornado e dagli incendi forestali negli Stati Uniti, dove siè concentrato il 61% dei costi totali e l’85% delle perdite consolidate nel periodo. Solo il 16% del totale dei costi e il 10% delle perdite assicurate sono ascrivibili all’Europa dove, oltre alle tempesta invernale Andrea, spiccano i danni provocati dai terremoti avvenuti in maggio nel modenese. Va detto che complessivamente il numero di eventi catastrofali è invece leggermente superiore alla media, ma almeno nella prima parte dell’anno, non si sono verificate grandi catastrofi paragonabili a quelle dell’anno scorso, quando il conto dei danni provocati dai terremoti della Nuova Zelanda e il terremoto del Giappone, segito dallo tsunami, raggiunse la cifra astronomica di 81,7 miliardi di dollari.
Secondo un’indagine del Centro Studi e Documentazione Direct Line, quasi 1 italiano su 4 si sposta per i lunghi viaggi in compagnia del proprio animale domestico. Sono quasi 45 milioni gli animali da compagnia che vivono nelle case degli italiani (Fonte: Lav), un numero davvero considerevole. Amati e coccolati, gli animali domestici nella maggior parte dei casi seguono i propri padroni nei lunghi viaggi, facendo loro compagnia anche in auto. Ben il 24% degli italiani intervistati ha infatti dichiarato di possedere un animale domestico che lo segue durante i viaggi in auto, e sono soprattutto le donne (55%) ad avere questa abitudine rispetto agli uomini (39%).
Per non violare il codice della strada in compagnia di un amico a quattro zampe basta seguire alcune semplici regole, che mescolate a una buona dose di buonsenso, evitano che l’animale possa causare distrazioni al conducente: il 42% degli italiani tiene il proprio animale nell’apposito trasportino e il 17% ha montato all’interno dell’auto una rete divisoria. Meno prudente il 14% che lascia il proprio animale tranquillamente sdraiato sul sedile posteriore, l’8% che preferisce tenerlo seduto ai propri piedi sul lato passeggero, e il 5% che lo lascia libero di muoversi nell’abitacolo dell’auto. I più stravaganti? Indubbiamente il 6% del campione che ha risposto di circolare in auto con l’animale protetto dalla cintura di sicurezza come se fosse un normale essere umano.
Le persone non completamente autosufficienti sono una realtà sempre più presente nel vivere quotidiano delle famiglie italiane. Lo rivela la nuova puntata dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria: il 61% degli italiani con più di 30 anni conosce amici o parenti che vivono o hanno vissuto questo tipo di situazione.
Un numero destinato inesorabilmente a crescere se, come rileva l’ultima indagine ISTAT del 2011, nel 2030 ci saranno molti più nonni che nipoti: gli over 65 passeranno infatti dal 30% della popolazione nel 2005 al 62% nel 2030 mentre gli ultraottantenni dai 2,9 milioni del 2011 ai 7,7 milioni del 2030, con un’incidenza degli anziani non autosufficienti dai 2,1 milioni attuali ai 3,5 milioni. L’Italia è il secondo paese in Europa con il più alto indice di invecchiamento dopo la Germania. A ciò si aggiunge il fatto che le famiglie hanno sempre maggiore difficoltà a sostenere il carico della cura di una persona non completamente autosufficiente, non solo dal punto di vista economico ma anche di energie e di tempo da dedicare.
Riceviamo da Francesco Barbieri, direttore di Attualità UEA una riflessione dopo i giorni più difficili del terremoto in Emilia Romagna.
"Ho avvertito l'impellente esigenza di ripubblicare il pezzo che ho redatto due anni fa, quando Uea celebrò a L'Aquila la sua Assemblea annuale. Ovviamente, Uea scelse L'Aquila per testimoniare la sua totale solidarietà alle popolazioni straziate da quel terribile sisma, nonché ai colleghi agenti di assicurazioni, ai loro collaboratori e dipendenti ed a tutto il settore assicurativo abruzzese.
L’AIAF, l’Associazione Italiana degli Analisti Finanziari, sollecita una riflessione attenta sullo stato attuale dei conti pubblici italiani alla luce dei recenti allarmismi diffusi da varie fonti nelle ultime settimane. In questa delicata fase per l’economia italiana, in presenza di una manovra correttiva dei conti pubblici che impone ai cittadini sensibili sacrifici, è fondamentale secondo l’AIAF valutare attentamente i dati statistici e non alimentare un sentimento di sfiducia nei confronti dei provvedimenti stessi, alla luce di una loro presunta inefficacia.
Saltato l’appuntamento tradizionale dell’Assemblea, causa spending review, l’Isvap ha puntualmente pubblicato sul proprio sito web la relazione sull’attività 2011 che ha visto un calo del numero delle imprese operative e un decremento della raccolta premi. Insomma, non sembra vedere fine il tunnel della crisi.
Coface ha pubblicato la nona edizione dello studio sul comportamento di pagamento domestico delle imprese cinesi, condotto tra ottobre e dicembre 2011, intervistando oltre 1300 imprese di differenti settori e con differente status giuridico.
Malgrado il rallentamento dell’attività nel 2011, in un contesto di assenza di stimoli fiscali, di inasprimento della politica monetaria e di rallentamento della domanda esterna, il comportamento di pagamento delle imprese cinesi è rimasto nel complesso soddisfacente con vendite a credito in forte aumento. Tuttavia i problemi di liquidità, la concorrenza e il difficile accesso al credito per le PMI, principale causa dei ritardi di pagamento nel 2011, continueranno a pesare sulla salute delle imprese anche nel 2012. Le misure di rilancio budgettario potrebbero attenuare i rischi economici e sostenere l’attività.