Istat
Secondo le analisi dell’Istat, nel terzo trimestre dell’anno il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,4%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è diminuita di 0,1 punti percentuali scendendo all’8,9%.
Nel periodo 2015-2017 soltanto il 3,3% delle medie e grandi imprese ha trasferito all’estero attività o funzioni svolte in Italia, circa 700 in totale, contro il 13,4% del periodo 2001-2006. Lo rileva Istat in un’indagine specifica secondo la quale riduzione della pressione fiscale (84,5% delle imprese), politiche per il mercato del lavoro (79%) e incentivi per Innovazione, Ricerca e Sviluppo (70,9%) “potrebbero influenzare in modo determinante il trasferimento in Italia di funzioni svolte all’estero, nel periodo 2018-2020” da parte delle medie e grandi imprese.
La crisi economico-finanziaria degli ultimi dieci anni ha comportato nel nostro Paese la forte crescita delle cooperative. Dal 2007 al 2015 i maggiori incrementi hanno interessato i servizi di Alloggio e ristorazione (+51,6%), l’Istruzione (+51,3%), la Sanità e l’Assistenza sociale (+40,9%), le Attività finanziarie e assicurative (+39,0%).
Nel 2016 il costo del lavoro delle unità economiche con almeno 10 dipendenti di industria e servizi risultava pari a 41.785 euro per dipendente. Le retribuzioni lorde ammontavano a 30.237 euro, il 72,4% del costo del lavoro.
Rispetto all’anno precedente nel 2017 l’Istat stima un aumento della diseguaglianza nella distribuzione delle spese. La debole ripresa economica non è sufficiente a spingere i consumi degli italiani e a soffrire sono ovviamente le persone dal reddito più basso.
Secondo il report “Il futuro demografico del Paese” pubblicato dall’Istat, la popolazione italiana è destinata a ridursi nei prossimi anni, fino a scendere a 54,1 milioni di persone nel 2065.
A novembre l’indice del clima di fiducia dei consumatori torna a diminuire passando da 116 a 114,3, mentre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese registra un lieve calo (0,3 punti percentuali) scendendo da 109,1 a 108,8.
Oltre 1 milione e 742mila è il numero delle famiglie italiane “vittime” della corruzione.
Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in aumento seppur con intensità diverse: la componente economica e quella futura aumentano marcatamente, mentre l’incremento è più contenuto per la componente personale e per quella corrente.
Secondo le stime preliminari dell’Istat su Pil e occupazione territoriale, l’area del Nord-Est del Paese ha trainato l’economia italiana nel corso del 2016.
Nel 2015 i pensionati erano 16,2 milioni (-80 mila rispetto al 2014, -600 mila sul 2008) per un reddito pensionistico medio di 17.323 euro lordi (+283 euro sull’anno precedente). È quanto emerge dalla rilevazione statistica di fine anno dell’Istat, dove si osserva come le donne, pari al 52,8%, ricevano in media importi di circa 6 mila euro inferiori a quelli degli uomini.
Nel 2015 il 28,7% delle persone residenti in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale. Secondo la definizione della Strategia Europa 2020 si trovano, cioè, almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro.
Cresce a luglio la fiducia di imprese e consumatori italiani. Secondo il monitoraggio dell’Istat, l’indice per i consumatori è infatti salito a 111,3 da 110,2 mentre per le imprese a 103,3 da 101,2. In particolare, l’indice di fiducia dei consumatori registra un miglioramento del clima personale, di quello corrente e futuro, secondo quanto scrive l’Istat, mentre peggiora il dato sul clima economico.
Nel primo trimestre 2016, sulla base delle stime preliminari, l’indice dei prezzi delle abitazioni (Ipab) acquistate dalle famiglie, sia per fini abitativi sia per investimento, diminuisce dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,2% nei confronti dello stesso periodo del 2015 (era -1,7% nel trimestre precedente).
“A febbraio l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha segnato una battuta d’arresto, suggerendo un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine”.