Istat
Il lungo periodo di emergenza sanitaria potrebbe avere tra i suoi effetti anche quello di accelerare il cosiddetto fenomeno delle “culle vuote”. Lo si rileva dalla documentazione consegnata da Istat nell’audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Senato e Camera.
I residenti in Italia over 75 al primo gennaio 2019 sono oltre 7 milioni (7.058.755), l’11,7% del totale della popolazione, donne nel 60% dei casi.
Secondo le analisi dell’Istat, nel terzo trimestre dell’anno il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,4%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è diminuita di 0,1 punti percentuali scendendo all’8,9%.
Nel periodo 2015-2017 soltanto il 3,3% delle medie e grandi imprese ha trasferito all’estero attività o funzioni svolte in Italia, circa 700 in totale, contro il 13,4% del periodo 2001-2006. Lo rileva Istat in un’indagine specifica secondo la quale riduzione della pressione fiscale (84,5% delle imprese), politiche per il mercato del lavoro (79%) e incentivi per Innovazione, Ricerca e Sviluppo (70,9%) “potrebbero influenzare in modo determinante il trasferimento in Italia di funzioni svolte all’estero, nel periodo 2018-2020” da parte delle medie e grandi imprese.
La crisi economico-finanziaria degli ultimi dieci anni ha comportato nel nostro Paese la forte crescita delle cooperative. Dal 2007 al 2015 i maggiori incrementi hanno interessato i servizi di Alloggio e ristorazione (+51,6%), l’Istruzione (+51,3%), la Sanità e l’Assistenza sociale (+40,9%), le Attività finanziarie e assicurative (+39,0%).
Nel 2016 il costo del lavoro delle unità economiche con almeno 10 dipendenti di industria e servizi risultava pari a 41.785 euro per dipendente. Le retribuzioni lorde ammontavano a 30.237 euro, il 72,4% del costo del lavoro.
Rispetto all’anno precedente nel 2017 l’Istat stima un aumento della diseguaglianza nella distribuzione delle spese. La debole ripresa economica non è sufficiente a spingere i consumi degli italiani e a soffrire sono ovviamente le persone dal reddito più basso.
Secondo il report “Il futuro demografico del Paese” pubblicato dall’Istat, la popolazione italiana è destinata a ridursi nei prossimi anni, fino a scendere a 54,1 milioni di persone nel 2065.
A novembre l’indice del clima di fiducia dei consumatori torna a diminuire passando da 116 a 114,3, mentre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese registra un lieve calo (0,3 punti percentuali) scendendo da 109,1 a 108,8.
Oltre 1 milione e 742mila è il numero delle famiglie italiane “vittime” della corruzione.
Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in aumento seppur con intensità diverse: la componente economica e quella futura aumentano marcatamente, mentre l’incremento è più contenuto per la componente personale e per quella corrente.
Secondo le stime preliminari dell’Istat su Pil e occupazione territoriale, l’area del Nord-Est del Paese ha trainato l’economia italiana nel corso del 2016.
Nel 2015 i pensionati erano 16,2 milioni (-80 mila rispetto al 2014, -600 mila sul 2008) per un reddito pensionistico medio di 17.323 euro lordi (+283 euro sull’anno precedente). È quanto emerge dalla rilevazione statistica di fine anno dell’Istat, dove si osserva come le donne, pari al 52,8%, ricevano in media importi di circa 6 mila euro inferiori a quelli degli uomini.
Nel 2015 il 28,7% delle persone residenti in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale. Secondo la definizione della Strategia Europa 2020 si trovano, cioè, almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro.
Cresce a luglio la fiducia di imprese e consumatori italiani. Secondo il monitoraggio dell’Istat, l’indice per i consumatori è infatti salito a 111,3 da 110,2 mentre per le imprese a 103,3 da 101,2. In particolare, l’indice di fiducia dei consumatori registra un miglioramento del clima personale, di quello corrente e futuro, secondo quanto scrive l’Istat, mentre peggiora il dato sul clima economico.
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