Pandemia
Le difficoltà che le aziende vivono sulla propria pelle e le preoccupazioni per la crisi economica non spengono la voglia di guardare avanti delle imprese italiane, in particolare per quanto riguarda l’innovazione in ambito HR. Innovazione che, anzi, viene riconosciuta come sempre più necessaria: il 67% delle imprese mette la digitalizzazione in cima alla lista delle priorità e il 60% indica nello smart working l’iniziativa più urgente su cui investire per quanto riguarda la gestione delle risorse umane. Dopo averlo sperimentato in modo forzato durante l’emergenza, infatti, solo il 6% delle imprese dichiara di voler tornare alle condizioni preesistenti senza smart working.
Le compagnie di assicurazione hanno risposto straordinariamente bene alla pandemia e al conseguente blocco forzato. Le implicazioni finali del Covid-19 per il settore assicurativo sono, tuttavia, ancora sconosciute e lo saranno probabilmente ancora per diverso tempo, a seconda di quando terminerà la seconda ondata di contagi in Europa.
La metà degli italiani in smart working non si sente pronta a tornare in ufficio. Solo il 28% sarebbe pronto a ricominciare. Quasi tre quarti degli intervistati (74%) si dichiara preoccupato per i potenziali rischi legati al ritorno in ufficio e all’utilizzo dei mezzi pubblici.
Oltre l’80% delle organizzazioni afferma che le proprie catene di approvvigionamento hanno subito l’impatto della crisi innescata dalla pandemia e la stragrande maggioranza dichiara di essere in difficoltà a tutti i livelli: è quanto emerge da una nuova ricerca del Capgemini Research Institute, dal titolo “Fast forward: Rethinking supply chain resilience for a post-COVID-19 world”.
“L’indice di solvibilità medio delle compagnie di assicurazione italiane è sceso rispetto ai valori registrati alla fine del 2019, ma rimane ben al di sopra del minimo regolamentare. I benefici derivanti dall’incremento dei corsi dei titoli detenuti in portafoglio e dal contenimento nella distribuzione dei dividendi hanno compensato solo in parte la diminuzione dei fondi propri generata dall'abbassamento della curva dei tassi d’interesse”.
L’emergenza sanitaria si è trasformata in una crisi socio-economica senza precedenti, con un calo del Pil per l’Italia stimato per il 2020 a -10,8%.
“La pandemia e la recessione stanno creando nuove disuguaglianze tra chi lavora nei settori più colpiti dalla caduta dei consumi (come il turismo e la ristorazione) e chi lavora negli altri settori. Stanno anche accentuando disuguaglianze preesistenti. Sul mercato del lavoro sono penalizzati coloro che hanno contratti a termine, che spesso sono giovani, e le donne, più presenti nel comparto dei servizi. Coloro che hanno redditi e livelli di istruzione più bassi hanno più difficoltà a lavorare in forma delocalizzata”.
Durante il Festival delle Assicurazioni organizzato da Class Editori, Enzo Furgiuele (formatore e grande conoscitore del mondo assicurativo) ha presentato i risultati di un sondaggio effettuato da Assinews a inizio mese su un campione di oltre 200 tra agenti e broker assicurativi, per capire come abbiano affrontato la crisi sanitaria le compagnie e quali i riflessi sull’attività degli intermediari professionali.
Con 850 attacchi noti analizzati, circa il 7% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e la crescita costante del cyber crime, causa dell’83% degli attacchi, la prima metà del 2020 si guadagna la maglia del “semestre nero” della cyber security. È quanto emerge dai dati contenuti nella nuova edizione del Rapporto Clusit 2020.
Secondo Euler Hermes, l’impatto negativo della seconda ondata pandemica sulla crescita economica della zona euro nel quarto trimestre dell’anno, dovrebbe essere dal 30 al 60% meno grave di quello della scorsa primavera.
Michele Colaci, vicepresidente di Confapi Sanità e componente del consiglio direttivo di Api Sanità Torino, ha denunciato come in un momento di grande difficoltà sanitaria, con i contagi in grande crescita negli ultimi giorni, le residenze sanitarie assistenziali (RSA) non riescano a reperire coperture assicurative.
Il gruppo Swiss Re fa i conti con la pandemia e chiude i primi nove mesi dell’anno registrando una perdita netta di 691 milioni di dollari, inferiore comunque alle previsioni. Nei primi nove mesi dello scorso anno il riassicuratore di Zurigo aveva realizzato un utile di 1,34 miliardi di dollari, ricorda Swiss Re in una nota.
La pandemia si è fatta sentire anche in termini di vendita di polizze assicurative. Infatti, secondo i dati comunicati dall’Ivass, nel primo semestre del 2020 la vendita complessiva di polizze in Italia è diminuita di circa 9 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, da 70 a 64 miliardi.
Dopo anni di erosione dei tassi, capacità in eccesso che ha intensificato la pressione competitiva e perdite importanti causati da eventi naturali, è stato l’anno della pandemia ad aggiungere nuova complessità a una situazione di per sé complicata. Sta di fatto, che secondo Munich Re il mix di questo fattori va inevitabilmente a influenzare sulla redditività dei riassicuratori ed è quindi facilmente prevedibile un rincaro delle coperture assicurative, in particolare per le coperture liability.
La Financial Conduct Authority (FCA), autorità di vigilanza del mercato britannico, ha detto che è “fondamentale” per gli assicuratori del Regno Unito provvedere a liquidare velocemente e per intero i sinistri, a seguito della sentenza dell’Alta Corte di Giustizia sui mancati indennizzi dei sinistri di business interruption legati alla pandemia.